domenica 22 gennaio 2012

Why Not, il gup rinvia a giudizio de Magistris «Abusi sui tabulati»

di Massimiliano Amato sull'unità del 22/01/2012

Non finisce mai, Why Not: un’onda lunga che a distanza di anni porta a riva ogni sorta di relitto.
L’inchiesta calabrese aperta nel 2006dall’attuale sindaco di Napoli Luigi de Magistris, poi arenatasi per gran parte in sede di udienza preliminare, continua per partenogenesi a produrre altri processi.
L’ennesimo capitolo di questa infinita saga politico–giudiziaria è il rinvio a giudizio dello stesso de Magistris e del superconsulenteinformatico Gioacchino Genchi, per concorso in abuso d’ufficio, disposto ieri dal gup del Tribunale di Roma Barbara Callari, che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Alberto Caperna.
Il dibattimento comincerà il 17 aprile davanti alla seconda sezione penale: de Magistris e Genchi dovranno difendersi dall’accusa di aver aggirato le norme sull’acquisizione e l’uso dei tabulati riguardanti il traffico telefonico di esponenti del Parlamento.
Nel corso dell’inchiesta Poseidone, poi confluita in Why Not , il pm all’epoca in servizio presso la Procura di Catanzaro e il consulente tecnico avrebbero ficcato il naso nelle conversazioni di Romano Prodi, Clemente Mastella, Francesco Rutelli, GiancarloPittelli, PinoGalati e altri parlamentari senza richiedere le necessarie autorizzazioni alle Camere di appartenenza.
De Magistris, che ha sempre difeso la correttezza del proprio operato, non l’ha presa bene.
In una nota si dice «amareggiato», contestando la competenza territoriale dei giudici della Capitale e la fondatezza dell’impianto accusatorio: «Non mi aspettavo questo rinvio a giudizio, perché l’accusa rivoltami è quella di aver acquisito tabulati di parlamentari senza necessaria autorizzazione del Parlamento stesso : mai un pm potrebbe essere così ingenuo.
Ritenevo e ritengo un dovere costituzionale indagare nei confronti di tutti, anche dei parlamentari e dei potenti. Mi auguro che la magistratura giudicante, nella sua autonomia e indipendenza, riconosca la correttezza del
mio comportamento e l’infondatezza degli addebiti formulati dalla Procura di Roma.
L’unica nota positiva di questa giornata amara è che in un pubblico dibattimento tutti si potranno rendere conto della incredibile storia da cui ancora oggi sono costretto a difendermi».
Nessuna reazione da parte di Genchi.
Pure lui, come de Magistris, oggi fa un altro mestiere: si è congedato dalla polizia e si è messo a fare l’avvocato.
Entrambi, pm e consulente tecnico, “vittime” dell'inchiesta Why Not e dell’alluvionale strascico di polemiche (e controinchieste) che ne è seguito.
De Magistris era stato trascinato in tribunale, a Salerno, dall’ex Guardasigilli Mastella, ma è stato poi prosciolto da ogni accusa.

PARTE LESA
Sopravvive, sempre a Salerno, un altro processo, nell’ambito del quale però il sindaco di Napoli figura come parte lesa.
Tra gli imputati nel dibattimento in corso davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale campano c’è anche l’ex procuratore aggiunto di Catanzaro, Salvatore Murone, il quale, è questa la tesi dell’accusa, insieme al procuratore dell’epoca, Mariano Lombardi,che nel frattempo è deceduto, avrebbe “scippato” a de Magistris le inchieste Poseidone e Why Not quando queste cominciarono a interessare l’estabilishment politico–istituzionale calabrese e nazionale.
Nel corso di una delle ultime udienze,ilsindaco di Napoli ha parlato del ruolo di Genchi: «Avevo bisogno – ha spiegato ai giudici l’ex pm–di un esperto in grado di ricostruirmi attraverso i tabulati i rapporti tra gli indagati. Stava emergendo una vicenda associativa e bisognava annotare le relazioni, i contatti , ma anche localizzare i luoghi, visto che emergevano movimenti finanziari in banche del nord Italia.
Non conoscevo Genchi, non l’avevo mai visto prima»,ha affermato il sindaco,sottolineando come le sue indagini necessitassero della massima riservatezza, mentre c’erano continue fughe di notizie.
«Avevo quindi bisogno di un tecnico esterno. Raccolsi informazioni su Genchi, e siccome erano buone, gli conferii l’incarico. Comunicavamo via email le procedure di lavoro e di acquisizione dei tabulati.
Insieme al consulente Savona, ebbe un ruolo molto importante nel rafforzare le indagini». ❖

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