lunedì 12 novembre 2012

L'ufficio delle meraviglie di Mancini e Scopelliti

Siamo agli inizi dell'ottobre 2010 e Mancini con le fanfare mediatiche inaugurano la nuova sede degli uffici tributi di Cosenza ove tra le altre cose Scopelliti parla di  volontà e determinazione di questa giovane classe dirigente sempre più proiettata al futuro, che lavora con impegno e determinazione per questa nuova stagione all’insegna del cambiamento

Oggi 11 novembre 2012 dopo 2 anni e un mese dall'inaugurazione chi deve andare, suo malgrado all'ufficio tributi tanto proclamato dal duo Mancini-Scopelliti trova, all'ingresso la macchina per dare i ticket guasta




E questo è solo l'inizio, i numeri li dà Libero (e una volta tanto non parliamo del giornale) mezzi scritti a penna

E gli utenti vanno chiamati a voce in quanto non ci sono ne altoparlanti ne tabelle che segnalino a che numero si sia arrivati, c'è un televisore ma è spento
Ho sottolineato la frase di Scopelliti che parla di Futuro e cambiamento in quanto entrando in quest'ufficio di questi 2 elementi probabilmente c'è ne era parvenza all'inizio e sono durate lo spazio di un mattino in quanto è sembrato di fare un salto 50 anni indietro e non nel futuro.

domenica 11 novembre 2012

Franco Battiato nuovo assessore (MisFatto)

Tratto dalla vignetta di Antonello Romano sul MisFatto del 11/11/2012


Le correnti si sfidano a duello

Incontro tra i sostenitori di Bersani e quelli di Renzi. Il Pd fa autocritica ricordando Caposuvero

Esposti limiti e differenze, ma alla fine un po' tutti si riscoprono "rottamatori"

Di Valerio Panettieri sul quotidiano della Calabria del 11/11/2012


sabato 10 novembre 2012

Sistema (c)ottimo?

L'affidamento diretto di lavori entro cifre ben definite è la pratica più utilizzata dal comune di Cosenza per interventi considerati di massima urgenza

Di Michele Giacomantonio sul Corriere della Calabria n.74



venerdì 9 novembre 2012

La storia di Massimo D'Alema

In occasione della venuta di Massimo D'alema a Cosenza ricordiamo i suoi trascorsi nella politica e i suoi inciuci:
L'articolo è tratto da Max the fox di Marco Travaglio
“Ora è molto tardi per fare una legge sulle intercettazioni e del tutto inopportuno intervenire per decreto. Ma il problema c’è: non è giusto mettere sui giornali la vita privata delle persone. Leggiamo una valanga di intercettazioni che nulla hanno a che fare con vicende penali, ma sono sgradevolmente riferite a vicende personali. Non è una cosa positiva. Occorre proteggere i cittadini”.
Chi l’ha detto? Massimo D’Alema naturalmente. Puntuale come una merchant bank, ogni qualvolta B. è travolto in uno scandalo, arriva la Volpe del Tavoliere a levarlo d’impaccio. O almeno a fare pari e patta. Fa sempre così, da 17 anni.
Breve riepilogo delle puntate precedenti.
Nel ‘94 B. finisce nei guai a Milano per le tangenti alla Finanza: D’Alema finisce nei guai a Bari per un finanziamento illecito di 20 milioni dal re delle cliniche pugliesi, l’imprenditore malavitoso Cavallari (prescrizione).
Nel ’96 B. è politicamente morto e l’Ulivo di Prodi si accinge a una sonante vittoria: Max va in pellegrinaggio a Mediaset per esaltarla come “grande risorsa del Paese” e garantire che non la sfiorerà nemmeno con un dito. B. medita di ritirarsi a vita privata: D’Alema s’inventa la Bicamerale per riscrivere “insieme” la Costituzione, specie sulla giustizia, lo trasforma in padre ricostituente e manda in soffitta il conflitto d’interessi.
Nel ’98 Prodi e Ciampi portano l’Italia in Europa: Bertinotti li rovescia in men che non si dica e l’indomani D’Alema è già pronto con una maggioranza alternativa, rimpiazzando Rifondazione coi ribaltonisti di Mastella, Cossiga e Buttiglione e dichiarando morto l’Ulivo.
Nel ’99 Rete 4 perde la concessione, ma D’Alema – impegnatissimo a sponsorizzare i “capitani coraggiosi” Colaninno, Gnutti e Consorte per l’assalto a Telecom – la salva regalandole la licenza per trasmettere in proroga sulle frequenze che spettano a Europa7.
Nel 2001 B. risorge dalle sue ceneri e governa cinque anni: unica opposizione i girotondi, i pacifisti, i no global, infatti D’Alema raccomanda di evitare la piazza.
Nel dicembre 2005 B. è alla canna del gas, dopo aver perso le amministrative e le europee, mentre l’Unione di Prodi ha 15 punti di vantaggio in vista del voto politico del 2006: ma ecco saltar fuori le intercettazioni sull’ultimo colpo di genio di Max, l’appoggio alla scalata illegale dell’Unipol di Consorte alla Bnl (“Vai, Gianni, facci sognare!”). Pari e patta con le scalate di Fiorani e Ricucci ad Antonveneta ed Rcs sponsorizzate dal centrodestra. Così l’Unione si mangia quasi tutto il vantaggio e Prodi vinciucchia per 25 mila voti, troppo pochi per governare senza i ricatti dei partitini.
Nel 2009 B., dopo un anno di governo, è già alla frutta per lo scandalo D’Addario-Tarantini: ben presto si scopre che “Gianpi” le mignotte le portava nei giorni pari a Palazzo Grazioli e in quelli dispari a Sandro Frisullo, vicepresidente della giunta Vendola e dalemiano di ferro. Una Bicamerale a luci rosse.
Nel 2010 B. è di nuovo sputtanato dalle rivelazioni di Wikileaks: Max non può mancare e infatti salta fuori un cablo dell’ambasciatore Spogli a Washington su quel che gli ha confidato D’Alema nel 2007: “La magistratura è la più seria minaccia per lo Stato italiano”. Infatti i giudici baresi arrestano anche l’altro assessore dalemiano di Vendola, Alberto Tedesco, provvidenzialmente rifugiatosi al Senato.
Nel 2011 B. perde comunali e referendum: D’Alema offre un bel governo istituzionale col Pdl. Scandalo P4: Bisignani trafficava con vari ministri, ma accompagnava pure il gen. Poletti da D’Alema (e da chi, se no?). Ora B. ci riprova col bavaglio ai giornali che pubblicano intercettazioni pubbliche. Max The Fox concorda, ma dice che “per una legge è tardi”. Ci penserà lui quando tornerà al governo. Per lui la missione del centrosinistra è sempre stata questa: completare l’opera del centrodestra. Il guaio è che quegli stronzi degli elettori non l’hanno ancora capito.
Il Fatto Quotidiano, 25 giugno 2011

In più sempre su D'alema ricordiamo un video youtube sempre di Marco Travaglio dal titolo "Più dell'inciucio potè D'Alema" per capire quanta "buona politica" abbia fatto D'Alema

martedì 6 novembre 2012

Bersani rinuncia alla segreteria che deve lasciare

Bersani rinuncia alla segreteria che deve lasciare 

 di Pierluigi Magnaschi  su ItaliaOggi del 06/11/2012

Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, parlando a Torino, ha detto che lascerà la segreteria del Pd, nel senso che non si ricandiderà al prossimo congresso nazionale del partito. E lo ha fatto con il suo solito linguaggio immaginifico, di tipo vetero rurale: «Credo», ha infatti detto, «che al prossimo congresso debba girare la ruota».
Illustrazione di Claudio Cadei
I siti internet e i vari blog si sono subito sbracciati davanti a questa che, ai loro occhi, sarebbe una strepitosa notizia politica. Si tratta invece di una semplice ovvietà. Qualora, com'è molto probabile al momento attuale, Bersani dovesse vincere le primarie di coalizione, egli si presenterà, alle elezioni politiche dell'aprile prossimo, come il naturale candidato del centrosinistra alla posizione di presidente del Consiglio. Siccome, stante il livello di smembramento e di decozione del centrodestra, Bersani vincerà molto probabilmente anche le elezioni politiche, il segretario del Pd si troverebbe nella impossibile condizione di dover ricoprire contemporaneamente sia la carica di segretario del partito sia quella di presidente del Consiglio. Da qui la necessità di rinunciare a una di essa. Che è quella di segretario del Pd, visto che non sarebbe valsa la pena sottoporsi al supplizio delle primarie per poi tornare al punto da cui era partito. La stessa soluzione avverrebbe anche nella ipotesi (che, ripeto, allo stato attuale, è molto improbabile) che Bersani perda le primarie. In questo caso infatti Bersani e i suoi supporter (cioè la quasi intera struttura burocratica del partito) subirebbero una sconfitta politica tale che gli equilibri interni del partito dovrebbero essere radicalmente ridiscussi, inventandosi, da una parte e dall'altra, un candidato alla segreteria dei partito diverso sia da Pierluigi Bersani (perché ha perso) sia da Matteo Renzi (perché se ne andrebbe alla presidenza del consiglio). Ecco perché l'attuale segreteria del Pd è da considerare a termine (fino al prossimo congresso del partito che si terrà a metà del 2013) e perché, in ogni caso, Bersani non potrà continuare a essere il segretario del Pd. Ed ecco anche perché, quindi, la notizia della non ripresentazione di Bersani non è una notizia. Non è lui infatti che rinuncia ma le circostanze che lo portano, obbligatoriamente, a rinunciare.