mercoledì 27 giugno 2012

Slurp

Di Marco Travaglio sul fatto quotidiano del 27/06/2012
C’è da leccarsi i baffi a leggere le cronache politiche.
Succulente novità avanzano all’orizzonte, in grado di sbaragliare finalmente l’irresponsabile ondata di antipolitica che rischia di travolgere tutto e tutti.
Nel centrodestra si affaccia un giovane e imberbe virgulto che promette bene come futuro leader: un certo B.
Per cominciare, è “pronto a fare il ministro dell’Economia”in un governo presieduto da Alfano” (e da chi, se no?). Poi si vedrà, da cosa nasce cosa, non poniamo limiti alle aspirazioni dei ragazzi.
Vignetta su Italiaoggi del 26/06/2012
Musica nuova in cucina anche nel centrosinistra, che non vuole essere da meno: se gli elettori del Pd fanno i bravi, potrebbe regalare loro un premier coi fiocchi: Casini, già portaborse di Bisaglia e Forlani, già
maggiordomo di Forza Italia nel primo e nel secondo governo B, già sostenitore di una sessantina di leggi vergogna.
Dopo anni di titubanze, pare che il cinquantasettenne giovincello abbia deciso di portare i pochi voti rimasti in dote al Pd.
L’ha fatto con una croccante intervista al Corriere, pregna di concetti
innovativi: “Tra progressisti e moderati si può creare un asse per governare l’Italia”.
Per far che? “Le riforme”.
Intanto quella elettorale per “restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i parlamentari.
Almeno le preferenze!”.
E chi mai aveva chiesto di abolirle col Porcellum, nel 2006, minacciando di rovesciare il governo B? Casini, naturalmente.
Che ora si dice “in movimento”e annuncia “una nuova offerta politica”. Cioè lui, che è in politica dal 1980 e alla Camera dall’83 e ora ci delizierà con “un partito che sappia esprimere e difendere i valori cristiani”, ma non “un nuovo partito cattolico”, bensì “di cattolici e laici, di politici e professori, di nuovi e vecchi”. E poi di
pacifisti e guerrafondai, di vegetariani e carnivori, e magari pure di guardie e ladri. L’altro giorno ha commemorato Berlinguer, avendo regalato alla politica uomini esemplari come Cuffaro, Cesa e Romano.
In una parola: la “questione morale”.
Era con lui il suo grande sponsor Massimo D’Alema, che gli ha poi dato il benvenuto con un’imperdibile intervista a l’Unità, gravida di idee geniali ed elettrizzanti.
Tipo l’“asse fra progressisti e moderati”, che suonava già un tantino polveroso 40 anni fa in bocca a Nenni e Moro.
Che deve fare il Pd per D’Alema? “Farsi portatore di un progetto per l’Europa ”ma anche “per il futuro
dell’Italia”sventolando “la bandiera di una nuova stagione progressista”fondata su “obiettivi concreti”
nell’ambito di “una nuova visione strutturale”che dia a Monti “un mandato forte sugli obiettivi ma flessibile”
in vista di “una prospettiva politica che dia speranza al Paese nel medio periodo” “concretizzando le varie
ipotesi”in “una fase di confronto programmatico” utile “a definire il campo delle forze che sostengono”
un “progetto condiviso”su “un percorso ragionevole” sempre teso a “una prospettiva di cambiamento”volta
a“partire dal progetto per il Paese e misurare su di esso le convergenze”nonché a “rendere evidente al
tempo stesso l’asse politico che può sostenerlo”con la “possibilità di un rapporto tra la sinistra e le forze
moderate del centro”.
Lui, avendo solo 53 anni, di cui 40 in politica e 25 in Parlamento, ci sarà.
Perché è vero che lo statuto Pd vieta di superare le tre legislature, ma è solo “un principio generale rispetto al quale possono esserci deroghe motivate”e comunque “io non ho mai dimostrato attaccamento alle poltrone”. Anzi: è stato solo segretario regionale in Puglia, direttore de l’Unità, vicesegretario, segretario e presidente del partito, deputato, eurodeputato, vicepremier, premier, ministro, candidato trombato a presidente della
Repubblica e della Camera, presidente della Bicamerale, vicepresidente dell’Internazionale socialista, della fondazione ItalianiEuropei e del Copasir.
Ci sarebbe anche mezza pagina del Corriere sul nuovo saggio di Marco Follini, intitolata “Il bipolarismo emozionale’ha fallito. Perché ora serve una politica mite”. Ma non vorremmo ingolosire troppo i lettori. E soprattutto gli elettori.

giovedì 21 giugno 2012

martedì 19 giugno 2012

Crolla il mercato immobiliare italiano, compravendite in calo del 20% – Il Fatto Quotidiano

Crolla il mercato immobiliare italiano, compravendite in calo del 20% – Il Fatto Quotidiano

Sulla Salerno-Reggio Calabria il pizzo è una tassa. Le famiglie ‘ndranghetiste che chiedono il 3% alle imprese

Sulla Salerno-Reggio Calabria il pizzo è una tassa. Le famiglie ‘ndranghetiste che chiedono il 3% alle imprese

di Enrico Fierro da il Fatto quotidiano

Io non è che sono venuto da voi per mille euro, che io gli piscio, ma per la scostumatezza che avete avuto. Perché venite da fuori e avete fatto lavori a casa mia”. Autostrada Salerno-Reggio Calabria, 433 chilometri di ‘ndrangheta. “Il corpo di reato più lungo del mondo”, dove la mafia più potente chiede il pizzo, impone ditte per i subappalti, stabilisce buone relazioni con i colossi delle costruzioni italiane, mantiene l’ordine quando si può e quando gli accordi non vengono rispettati l’ordine lo sovverte a suon di bombe nei cantieri e minacce. Quello dell’autostrada, ci dice un investigatore, è un osso che i mammasantissima non molleranno mai. In ballo ci sono tanti soldi: almeno altri 10,2 miliardi (erano 5,8 secondo i calcoli fatti nel 2002) per tratti da appaltare o da progettare. Qui le carte le dà la ‘ndrangheta, il resto (Anas, colossi nazionali dei lavori pubblici e Stato) sono giocatori che sanno di dover perdere. Vittime o complici, a seconda dei casi e delle convenienze.

E CHI VARCA il check-point di Eboli non deve essere “scostumato”, come dice il boss intercettato in una delle tante inchieste (sette negli ultimi anni) sulle infiltrazioni mafiose nei lavori della Salerno- Reggio Calabria. Comportarsi in modo educato significa pagare. Almeno il 3% sull’importo dei lavori, che i boss gentilmente definiscono “tassa ambientale”. Basta versarla con puntualità e si vive tranquilli . Il geometra Talarico, che lavora per il consorzio Baldassini- Tognoli, un giorno vive la peggiore avventura della sua vita. Mentre sta lavorando in un cantiere viene avvicinato da due giovani che lo minacciano e gli chiedono il pizzo. É terrorizzato, non sa che fare. Si tranquillizza solo ventiquattro ore dopo, quando quei due picciotti impudenti si ripresentano accompagnati da un vecchio. Don Mico, si chiama, e dice poche parole: “Il geometra è con me, come vi siete permessi? Ora prendete quelle paline a aiutatelo a misurare il terreno, che gli avete già fatto perdere un sacco di tempo”. Talarico è allibito quando racconta la sua giornata nera a un amico: “Gioia Tauro, Rosarno e un altro paese che non mi ricordo il nome, lo chiamano il triangolo della morte. Te l’ho detto che mi hanno fermato e mi hanno puntato una pistola in faccia?”. Funziona così in Calabria, dove la ‘ndrangheta ha trovato un sistema scientifico per spremere fino all’osso i miliardi dell’autostrada. Lo racconta, da pentito, Antonino Di Dieco, commercialista imparentato con importanti boss e consigliori della famiglia Pesce di Rosarno. Intanto bisognava appianare tutti i contrasti tra le cosche che avevano provocato attentati e morti fino a tutti gli anni Ottanta. Per questo, una sera del 1999, le famiglie si riuniscono in un bar di contrada Bosco a Rosarno, il regno dei Pesce e dei Bellocco. “Le controversie tra le cosche – racconta il pentito – andavano sanate per permettere alle aziende di pagare regolarmente senza che venissero danneggiati i mezzi”. La “tassa ambientale”, per la ‘n d ra n g h e - ta. Il “cash flow”, per il manager di un grande consorzio. Ma come si stabilisce il pizzo, la quota da pagare? Lo spiega Di Dieco. “Esaminai i bilanci, i business plane e diedi la mia consulenza. Alterando le fatture di costo si poteva creare una somma di denaro che poi veniva destinata al pagamento del 3%. La ‘ndrangheta riceveva i soldi e la società che si era aggiudicata i lavori pagava senza mettere mano alle proprie casse, bensì da questo surplus che si creava dai costi elevati nelle fatture che presentavano le ditte in subappalto”. Si gonfia sul costo del noleggio delle attrezzature, ma anche truccando carotaggi e analisi. Sabbia di fiume e di mare, asfalti scadenti, vengono classificati come materiale eccellente.

COME HANNO reagito i grandi colossi, ce lo spiega un’inchiesta del pm Roberto Di Palma. “Sia Condotte che Impregilo avevano compreso molto bene la realtà mafiosa della Calabria, insediando rispettivamente nelle loro società D’Alessandro Giovanni e Miglio Francesco, personaggi che da sempre avevano avuto a che fare con esponenti della ’ndrangheta e con imprese di riferimento delle cosche”. I due tecnici vengono nominati entrambi capo area per la Calabria. La terra dell’autostrada della ‘ndrangheta. Con i suoi boss bisogna accordarsi, anche trovando, parola di un manager, ‘ditte a modo’ per i subappalti. Perché la ‘ndrangheta non è un fenomeno folk, tutto tarantella e ‘nduja, ma grande business criminale. Ce lo spiega l’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia definendo la mafia made in Calabria “una presenza istituzionale strutturale nella società calabrese, interlocutore indefettibile di ogni potere politico e amministrativo, partner necessario di ogni impresa nazionale o multinazionale che abbia ottenuto l’aggiudicazione di lavori pubblici sul territorio regionale”.

mercoledì 13 giugno 2012

Padre Fedele, fissato l'appello

Si svolgerà il 24 settembre il processo dio secondo grado a carico suo e di Gaudio

di Roberto Grandinetti sul quotidiano della Calabria del 12/06/2012


domenica 3 giugno 2012

Uso e abuso del territorio calabrese. Quanto ci costa?

Trasmissione condotta da Sergio Tursi Prato andata in onda nella metà del dicembre 2008 con diversi ospiti tra cui Alfredo Iuliano e il geologo e ricercatore Cnr Carlo Tansi, l'ingenere Giancarlo Gabiele, Beniamino Tenuta, Arcangelo Badolati, e l'avv. Marilena Giuncato.
Nella trasmissione si discute sulle problematicità del territorio calabrese aggravate da speculazioni edilizie che minano il già fragile territorio calabrese

Parte 1 di 9
Parte 2 di 9
Parte 3 di 9

Parte 4 di 9
Parte 5 di 9
Parte 6 di 9
Parte 7 di 9
Parte 8 di 9

Parte 9 di 9

Calabriambiente

Una serie di trasmissioni andate in onda su Ten Teleuropa network, presentato da Marisa Fallico con Eraldo Rizzuti sull'argomento dei terremoti e della prevenzione degli stessi sopratutto in Calabria
Prima Puntata - 14-03-2012
Seconda Puntata - 22-03-2012
 Terza  Puntata - 29-03-2012

Quarta Puntata - 05-04-2012

Quinta Puntata - 12-04-2012

Sesta e ultima Puntata - 19-04-2012

sabato 2 giugno 2012

«Molti aspetti di questo Piano casa ci preoccupano»

Principe: il rischio è che si provochi il definitivo massacro del territorio

Di Antonio Cantisani su Calabria ora del 01/06/2012

Tutte le criticità del Piano Casa.
Il capogruppo del Partito democratico in consiglio regionale Sandro Principe ribadisce le censure al provvedimento approvato dalla maggioranza di centrodestra a palazzo Campanella.
Provvedimento che - evidenzia Principe conversando con “Calabria Ora” - può rappresentare «un disastro a scapito del territorio regionale e delle sue bellezze».
Dice il capogruppo democrat: «Il problema che noi poniamo è che l’impianto della legge resta quello che
era prima e che il governo nazionale ha censurato. E, se attuata, la legge approvata nell’ultimo Consiglio rischia di provocare il definitivo massacro del territorio calabrese, dalle coste alle montagne per finire alle città e ai centri urbani. Ci sono molti aspetti che non ci hanno convinto prima e che continuano a non convincerci. E soprattutto a preoccuparci».
Principe entra quindi nel dettaglio: «Il primo aspetto - osserva - è rappresentato dall’“escamotage” usato dalla maggioranza per portare all’aumento del 20% della volumetria. Originariamente l’aumento del 20% era stato proposto per ogni edificio composto al massimo da due unità abitative, in commissione successivamente è stata approvata una modifica che ha sostituito il concetto di edificio con quello di unità abitativa. Il collega Dattolo dice che è tutto normale, ma invece è stato messo in atto un vero e proprio “trucco”, perché con il provvedimento approvato in aula si consentirà ai condomini, le cui unità abitative possono essere pure 40, di apportare aumenti volumetrici enormi e pericolosi. In buona sostanza - spiega ancora il capogruppo Pd alla Regione - l’aumento volumetrico per unità abitativa e non per edificio rischia di determinare gravissimi danni, un vero e proprio disastro a scapito della bellezza del paesaggio e del disegno urbano delle città e dei paesi, in particolare per i centri storici».
Non finisce qui, secondo Principe: «L’altro aspetto da rimarcare è che la Calabria è una regione soggetta a gravi rischi sismici e di dissesto idrogeologico, e le immagini dall’Emilia Romagna spiegano perfettamente quello di cui stiamo parlando. In questo contesto dobbiamo segnalare con preoccupazione la norma relativa alla demolizione-ricostruzione con il benefit del 35% con la possibilità di cambio di destinazione del 50%: un meccanismo che aumenta in modo esponenziale il disordine nella gestione del territorio e che può risvegliare gli appetiti delle organizzazioni criminali».
Inoltre, Principe pone l’indice anche contro lo strumento della “Scia”, la segnalazione certificata di inizio
attività, che - secondo il capogruppo democrat - «è un autentico suicidio, con tutto il rispetto per i professionisti, perché si rende responsabile di tutto il progettista senza che ci sia alcun controllo dell’amministrazione».
In generale il problema vero - a parere di Principe - è che la legge approvata lunedì scorso «non solo è dannosa ma è anche in controtendenza rispetto alla legislazione nazionale e a quella di altre regioni.
La tragedia in Emilia Romagna certifica perfettamente la nostra analisi, che punta anzitutto alla messa in
sicurezza dell’intero patrimonio edilizio, soprattutto dei centri storici, degli edifici pubblici e degli edifici di culto, e quindi alla messa in sicurezza dell’intero territorio. Ricordo che quando ero deputato venne approvato il decreto “Pro Calabria” che stanziava 80 miliardi per la tutela dei beni culturali: mi sembra - rileva il capogruppo democrat a Palazzo Campanella - che non siano mai stati spesi, a conferma che c’è anzitutto un problema culturale. Nella nostra regione non dobbiamo aumentare il cemento ma mettere in sicurezza il territorio e le sue ricchezze».
Così come - aggiunge Principe - «è una “boutade” la tesi secondo cui la legge sul Piano Casa farà ripartire l’economia: invece è una legge di difficilissima applicazione perché estremamente farraginosa. Anche per l’edilizia sociale vale lo stesso discorso, visto il blocco determinato dalla Giunta».
Il capogruppo del Pd fa intendere che, a differenza del passato, non ci sarà una sollecitazione al livello centrale perché «il problema è di merito, si tratta di una scelta politica della maggioranza di centrodestra sulla quale il governo nazionale può fare ben poco. Noi qualche giorno prima del Consiglio abbiamo depositato una nostra proposta sul Piano Casa per dare alla maggioranza la possibilità di un ripensamento. Speravamo in ravvedimento, invece la maggioranza ha perseverato nell’errore. E il risultato - conclude Principe - è questa legge disastrosa…»

SENTE LIRA, DICE EURO

di Marco Palombi sul fatto quotidiano del 02/06/2012

Forse sarà l’udito, che con l’età non è più quello di una volta.
Forse è l’abitudine a fare troppe cose insieme.
Forse è solo confuso.
Sta di fatto che Berlusconi non ha capito bene ciò che doveva dire sulla faccenda dell’euro e della moneta da stampare.
E sì che Antonio Martino, economista, ministro un paio di volte col Cavaliere, nonché tessera numero 2 di Forza Italia, gliel’aveva spiegata tanto per benino “l’idea pazza”con cui riconquistare il cuore dell’elettorato: se la Bce non si mette a stampare subito soldi, gli aveva spiegato, noi senza por tempo in mezzo ordiniamo alla Zecca di stampare le lire e usciamo dall’euro.
Il nostro aveva subito fatto “sì, sì”con la testa: bella idea, ci facciamo la campagna elettorale.
Solo che ieri gli è uscita un po’diversa: “Ho un’idea pazza: cominciamo a stampare euro noi, con la nostra
Zecca…”.
Euro? Il buon Martino è trasecolato: come l’euro? Solo che Brunetta era già partito (“giusto, stampiamo l’euro ”) e la cosa è rimasta com’era uscita di bocca al capo.
Ma stampare euro sarebbe un tantino illegale: saremmo una Repubblica di falsari.
C’è da dire che così almeno il Pdl, invece di diventare “il partito degli onesti”di Alfano potrebbe restare la “banda degli onesti”del Cavaliere.

venerdì 1 giugno 2012

Cari vescovi ho due cose da dirvi

Di Sandro Principe su Calabria ora del 31/05/2012

Direttore, lei ha perfettamente ragione nell'avere attribuito grande significato morale e politico all'appello dei Vescovi calabresi, che invocano il rinnovamento della classe dirigente attraverso la formazione di “una nuova generazione di giovani impegnati in politica”, ricchi di spirito di servizio per raggiungere il bene comune, avendo come base le Istituzioni Democratiche e gli ideali di libertà.
Ho registrato, altresì, il Suo disappunto per il silenzio della politica, a parte una pregevole nota del collega Mario Maiolo che condivido.
Anch'io sono stato silente; non certo per indifferenza, ma perché, da più tempo, sono pervaso da grande amarezza, poiché può apparire che le parole dei vescovi fanno di tutte le erbe un fascio.
Non certo per stupida civetteria, ma per una migliore comprensione del mio ragionamento, ricordo a me stesso che, nel ricoprire ruoli istituzionali, ho sempre pensato che la formazione di una comunità forte, solidale e democratica, richiedesse, soprattutto in Calabria, l'impegno delle più importanti agenzie sociali: la scuola, la chiesa, la famiglia e le Istituzioni Civili.
In Calabria, ho svolto due compiti istituzionali: per molti anni sindaco ed amministratore della città di Rende e per due anni e sei mesi assessore alla Cultura della Regione Calabria.
Nell'espletamento di queste pubbliche funzioni penso di essere stato coerente con le strategie sopra evidenziate.
Durante la mia sindacatura sono state costruite decine e decine di scuole, ritenendo fondamentale la formazione dei giovani, e sono state restaurate tutte le Chiese Barocche del Centro Storico e progettate e realizzate numerose nuove chiese, la più nota delle quali è quella dedicata a San Carlo Borromeo, inaugurando la quale, per com'è noto, ho subito un grave attentato.
Mi corre l'obbligo di precisare che i nuovi edifici destinati al culto cattolico di cui è ricca la nuova Rende,
che si è sviluppata in soli trent'anni, sono tutti stati costruiti con fondi comunali (tranne la chiesa di Sant'Antonio).
L'aver ritenuto la Chiesa agenzia formativa ed amalgamante ha trovato una mirabile conferma nella costante e numerosissima partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose che si svolgono nelle parrocchie rendesi e nella lodevole attività, delle stesse parrocchie, di solidale vicinanza ai più deboli, affiancando, in questo compito, il Comune, che gestisce un Centro Incontro Anziani, un Centro per minori disagiati ed un Centro di assistenza domiciliare.
Per completezza devo aggiungere che il nuovo Seminario Diocesano, la Casa del Clero e l'Auditorium intitolato a Giovanni Paolo II, sono stati costruiti su aree cedute dal Comune di Rende alla Chiesa al prezzo simbolico di 1 lira.
Del tempo in cui ho ricoperto la carica di Assessore Regionale alla Cultura, mi piace ricordare l'impegno
per ristrutturare ben 6 musei diocesani (Cosenza, Lungro, Reggio Calabria, Locri-Gerace, Santa Severina e Lamezia Terme), con un finanziamento di 3 milioni di euro, nella consapevolezza che anche i beni culturali di proprietà della Chiesa dovessero essere tutelati, conservati e valorizzati dalla Istituzioni Civili.
Questi brevi cenni relativi a fatti concreti riguardanti la Chiesa ( che non possono essere sfuggiti all'attenzione delle gerarchie ecclesiastiche calabresi), ai quali tanti altri se ne potrebbero aggiungere in altri settori che, ovviamente, hanno avuto per protagonisti anche altre persone ed altre Istituzioni, sono dettati dalla convinzione che non è giusto affermare che in Calabria tutto è negativo, impresentabile e mafioso.
Proprio le Autorità morali, che nell'esercizio della loro alta funzione non si esimono mai dal citare esempi, avrebbero il dovere di ricordare, a mio modesto avviso, che positività ci sono anche in Calabria per riferirsi, non certo alle persone, ma alle Istituzioni Civili, Scolastiche, Universitarie, Produttive ed Assistenziali, che in questi decenni si sono sforzate di fare il proprio dovere.
Ovviamente, considerato il negativo contesto calabrese, i piccoli esempi positivi citati per esperienza diretta ed i tantissimi altri verificatisi, non possono che rappresentare una eccezione; è, pertanto, fuor di dubbio che rimane l'importanza di un rigoroso e fermo richiamo morale e politico alle responsabilità delle classi dirigenti.
Mi corre l'obbligo, infine, evidenziare che, a posteriori, è forse troppo facile affermare che “ i governanti
non sono stati capaci di gestire bene il tempo delle vacche grasse per sopperire all'attuale tempo delle
vacche magre”. Sottolineo “a posteriori”, perché sinceramente non ricordo interventi in tal senso della Chiesa a quel tempo, pur avendo il privilegio, la Chiesa, di poter indicare percorsi, per raggiungere il bene comune, senza che alcuno possa presentarLe il conto.
Peraltro, il richiamo all'Antico Testamento ed alla saggezza di Giuseppe, trovo per verità qualche difficoltà ad
adattarlo nella nostra epoca di economia globalizzata.
In conclusione, il senso di questa mia nota è di condivisione della necessità di mettere rapidamente in
campo una nuova classe dirigente.
Poiché coltivo la convinzione che le diverse generazioni, anche se per un breve tratto, devono camminare
insieme tenendosi per mano, per poi proiettare nell'agone politico e sociale nuovi soggetti colti, capaci
e ricchi di senso di responsabilità, penso sia utile che quanti hanno fatto in questi anni, sia pure in piccola
parte, il proprio dovere ricevano una carezza di incoraggiamento, per poter dare con passione il proprio
contributo a questa difficile opera di rinnovamento, ovviamente in un contesto che veda impegnate le più
qualificate Istituzioni Formative.

Sandro Principe
capogruppo Pd
in consiglio regionale