venerdì 10 febbraio 2012

Principe: c’è una nuova coscienza

Pd, intervista al capogruppo che definisce positivo l’approccio di D’Attorre


di Antonio Cantisani su calabria ora del 10/02/2012


 Il Pd calabrese riprende la marcia: oggi l'assemblea dei circoli alla presenza del neo commissario D'Attorre e del coordinatore nazionale Migliavacca.
Ecco il partito del futuro secondo il capogruppo democrat alla Regione Sandro Principe.
Presidente Principe, lei ha già incontrato il nuovo commissario del Pd, D'Attorre. Che impressione le ha dato?
«L'impressione è assolutamente positiva: incontrandolo ne ho tratto la convinzione che possiede capacità di visione generale, tipica degli studiosi di scienze umanistiche. Nel presentarsi alla stampa D'Attorre ha rilasciato dichiarazioni in cui ho ritrovato alcuni concetti contenuti nella mia modesta dichiarazione di benvenuto. Mi ha colpito positivamente la sua volontà di voler costruire un Pd calabrese che elabori un progetto di sviluppo della regione quale contributo importante per le politiche meridionaliste che il Pd nazionale deve portare avanti, nella certezza che la crescita del Mezzogiorno è decisiva per il rilancio dell'intero Paese. Per il Pd
calabrese il potenziamento delle infrastrutture, il rilancio del porto di Gioia Tauro, la sicurezza e l'emergenza lavoro, la tutela del paesaggio e dell'ambiente, la valorizzazione dei beni culturali e gli investimenti in innovazione sono decisivi per lo sviluppo della regione. Le proposte per dare soluzioni a queste come ad altre
questioni possono essere utili non solo alla Calabria, ma al Mezzogiorno e all'intero Paese. Inoltre, condivido pienamente l'esigenza di valorizzare le risorse umane ricche di esperienza, di cui è dotato il Pd calabrese, per metterle a disposizione del partito e, quindi, del necessario processo di selezione di una nuova classe dirigente, attrezzata e capace, di cui non può far a meno un grande partito che guarda al futuro. Ho sempre sostenuto che le generazioni si debbono prendere per mano e camminare insieme. Rappresenta, infatti, un'autentica stupidità favorire o praticare il conflitto generazionale. I giovani hanno bisogno dell'esperienza di chi ha condotto tante battaglie, così come i dirigenti maturi debbono avere la consapevolezza che il futuro è rappresentato da una nuova generazione di dirigenti».
A suo giudizio, il neo commissario da dove deve ripartire? I nodi essenziali sono congressi e tesseramento...
«Deve ripartire dal confronto sulle idee, sui programmi e sui progetti, in quanto senza lo studio, l'approfondimento e la verifica delle rispettive posizioni non si raggiunge una feconda sintesi programmatica e, quindi, l'obiettivo di far capire ai calabresi come il Pd vede la Calabria del futuro. Pertanto, va favorito un congresso di contenuti, poiché è la politica delle cose che deve selezionare la classe dirigente. Quanto al tesseramento basta applicare le regole statutarie».
Non c'è il rischio di una stagione congressuale troppo vicina alla scadenza elettorale?
«Se il riferimento è alle imminenti elezioni amministrative, il problema non sussiste, in quanto sono convinto che il partito si impegnerà unitariamente per tornare a vincere nei Comuni dove si vota. Se il riferimento è alle elezioni politiche penso che il partito calabrese deve dare il suo contributo per raggiungere l'obiettivo primario e cioè la modifica dell'attuale inqualificabile legge elettorale, per restituire agli elettori il diritto costituzionale di scegliere i propri rappresentanti».
E le primarie, che alcuni giorni fabig del Pd nazionale avrebbero rilanciato?
«Le primarie sarebbero inevitabili se sciaguratamente rimanesse in vigore il “Porcellum”. Ma questa è una subordinata: ubbidendo alle migliori regole della politica, mi consenta di non prenderla in considerazione. Salvo a pensare, giustamente, alle primarie per scegliere i candidati nei collegi uninominali, se la riforma
elettorale dovesse andare in questa direzione».
Naturalmente il lavoro del commissario dipende molto dall'atteggiamento che terrà il partito calabrese: secondo lei cosa si deve fare per evitare gli errori del passato?
«Le risposte che le ho dato alle precedenti domande sono più che sufficienti per comprendere quale spirito deve muovere dirigenti e militanti per aiutare il commissario nell'opera di rilancio del Pd, per restituirlo alla sovranità dei calabresi munito di un progetto politico-programmatico, di una efficiente organizzazione
sul territorio e in grado di svolgere al meglio nelle istituzioni il ruolo di governo o di opposizione conferitogli dagli elettori».
Oggi l'incontro con i circoli, alla presenza del coordinatore nazionale Migliavacca: l'ultima volta di un’iniziativa di questo genere, nell’estate scorsa, non ha prodotto gli esiti sperati...
«L'incontro è stato molto partecipato e da esso sono scaturiti anche indirizzi politici, programmatici e organizzativi importanti e, a mio modesto avviso, tuttora di attualità. Certo bisogna riconoscere che si è registrata una collettiva responsabilità nella loro mancata attuazione. Sono convinto tuttavia che oggi sussiste una consapevolezza del ruolo insostituibile del Pd per il funzionamento delle istituzioni e per lo sviluppo della società calabrese. Colgo, altresì, una maggiore determinazione a far bene con il contributo di tutti; e ancora, la consapevolezza della necessità di un Pd plurale, per il quale questa pluralità ricondotta a sintesi può rappresentare una grande forza propulsiva più che una debolezza. La forte e rinnovata attenzione del Pd nazionale per la Calabria mi piace considerarla come una conferma della centralità della questione meridionale per il nostro partito».

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