Piano Casa, il capogruppo Pd contro il centrodestra: «Territorio a rischio»
di Antonio Cantisani su Calabria ora del 1/2/2012
«Immemori dei tragici errori del passato si continua a sbagliare modello di sviluppo, con scelte che evidenziano limiti culturali nell’affrontare problematiche complesse».
La legge regionale sul Piano casa proprio non va giù al capogruppo del Pd Sandro Principe, che ribadisce le aspre critiche al provvedimento già espresse nel dibattito in Consiglio: «Il centrodestra vuole far passare il cosiddetto “Piano Casa 2” per un provvedimento in grado di rilanciare il settore edilizio e l’economia calabrese, poiché esso consente un aumento generalizzato della volumetria oggi esistente pari al 20%.
Si tratta di una misera illusione, in quanto questa legge, per le sua farraginosità, sarà di difficile attuazione e, comunque, ove mai essa producesse l’effetto voluto, ciò comporterebbe un vero e proprio massacro del territorio e, dunque, un esito catastrofico per l’economia calabrese poiché si darebbe un colpo finale al turismo regionale».
Principe scende dei dettagli: «Per rendere comprensibile le conseguenze che potrebbe causare questa legge, si provi per un attimo ad immaginare una città in cui ogni palazzo, mediamente composto da venti appartamenti,
si espande del 20% e poco importa se questa crescita avviene operando sul corpo originario o edificando addirittura un corpo aggiunto di 4 appartamenti, per restare nell’esempio. Ci troveremmo di fronte a mostri architettonici e allo sconvolgimento del disegno urbano delle città, mentre la Calabria ha bisogno di interventi di razionalizzazione, di demolizione, per ricreare un tessuto urbano gradevole e funzionante, e di recupero e riuso dei centri storici. Invece di tutelare il territorio e il paesaggio – aggiunge il capogruppo democrat - lo si massacra definitivamente, senza preoccuparsi né del dissesto idrogeologico, né del rischio sismico, giacchè gli
interventi previsti dalla legge si potranno eseguire tramite “Scia” e, quindi, senza il preventivo controllo dei tecnici comunali e regionali. Inoltre, si delega la responsabilità della salvaguardia e della tutela del territorio solo ai Comuni, che sono soggetti più deboli dell’autorità regionale, in quanto solo le municipalità, con delibera di Consiglio comunale, possono escludere porzioni del territorio dal prevedibile massacro legalizzato perpetrabile attuando il provvedimento. Si ripete l’errore commesso negli anni 60 e 70, allorchè l’assenza di un programma urbanistico regionale, consentì ai Comuni di cedere alle lusinghe della speculazione edilizia, con gli effetti nefasti prodotti all’ambiente e al paesaggio che ci è dato di osservare».
Principe ripercorre le tappe del provvedimento e le proposte che il gruppo del Partito democratico ha avanzato prima della discussione in aula, evidenziando poi tutti i punti critici del testo varato dall’Assemblea: «Abbiamo inutilmente sostenuto che il Piano Casa avrebbe potuto produrre effetti benefici sull’economia regionale ed interventi non invasivi e deturpanti il territorio, limitando l’aumento volumetrico del 20% agli edifici unifamiliari e bifamiliari, con un volume non superiore a 1000mc e consentendo la demolizione e ricostruzione di edifici residenziali, con l’attribuzione di un premio volumetrico pari al 35%. Si constata la sostanziale inosservanza del Decreto Sviluppo, poiché invece di combattere il degrado lo si produce e, inoltre,
gli interventi previsti dalla legge possono avvenire in deroga alle altezze ed alle distanze previste dagli strumenti urbanistici e dai regolamenti comunali vigenti. A voler tacere la stranezza che il provvedimento, di chiaro contenuto urbanistico, è stato predisposto dal dipartimento dei Lavori pubblici. Attesa, infine, la impermeabilità della maggioranza a recepire ogni responsabile proposta migliorativa del testo, non ci resta che investire della problematica la presidenza del Consiglio dei Ministri, perché - conclude il capogruppo del Pd
in Consiglio - valuti la eventualità di assumere iniziative di sua competenza».
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