lunedì 24 settembre 2012

Stupratore o perseguitato? + aggiornamenti

Parte oggi il processo d’Appello contro Padre Fedele e il suo ex segretario

Di Marco Cribari su Calabria ora del 24/09/2012

Quattordici mesi dopo, Padre Fedele Bisceglia e il suo ex segretario, Antonello Gaudio, tornano in tribunale per affrontare il secondo grado di giudizio del processo che li vede sotto accusa per violenze sessuali, anche di gruppo, compiute ai danni di una suora. Si ripartirà dalle condanne inflitte il 6 luglio del 2011 dai giudici cosentini. Pene severe, ancor più di quanto richiesto dalla Procura. Il monaco cosentino, infatti, era stato condannato a nove anni e tre mesi di reclusione, quindici mesi in più del previsto. Gaudio, invece, si era fermato a sei anni e tre mesi rispetto ai sei invocati per lui in sede di requisitoria.
Dopo la lettura della sentenza, Bisceglia aveva usato parole di fuoco per tutti, dai giudici alla sua grande accusatrice, gridando nuovamente al «complotto», come del resto ha fatto fin dall'inizio di questa vicenda, partita nell’ottobre 2005 con la denuncia presentata dalla suora agli agenti della questura romana. Un racconto dettagliato in cui la religiosa denunciava cinque stupri da lei subiti nei mesi precedenti durante la sua permanenza all'Oasi francescana, ovvero la struttura d'accoglienza per poveri fondata dallo stesso Padre Fedele. Le successive indagini condotte dalla polizia non consentirono di trovare riscontri diretti agli “orrori”
denunciati dalla donna, ma solo una serie di elementi di contorno che misero in evidenza la personalità
sopra le righe del cappuccino, già artefice nel 1994 della “conversione” della pornostar Luana Borgia e poi protagonista di un'intercettazione telefonica in cui si intratteneva in conversazioni piccanti con una signorina. Intercettazione, questa, finita agli atti dell’inchiesta. Fatto sta che sulla base di questi elementi, a gennaio del
2006 per Bisceglia e Gaudio scattarono le manette, poi commutate nel tempo in domiciliari e, infine, nel ritorno in libertà. A quel punto, Bisceglia diede il via alla sua campagna innocentista, tentando di accreditare la tesi di un'oscura strategia per sottrargli il controllo dell'Oasi, cosa che in effetti, nel frattempo, si verificò. Tuttavia, non mai è emerso nulla di concreto a sostegno dell’ipotesi di una cospirazione vera e propria. La teoria del complotto, dunque, resta sullo sfondo di questo dramma in salsa clericale, caratterizzato anche dagli eccessi e dalle intemperanze di Padre Fedele.Nel frattempo, infatti, il monaco-ultrà subì dapprima la
sospensione a divinis dalla Curia e, poco tempo dopo, venne espulso dall'Ordine dei cappuccini.
Un provvedimento questo, slegato dalla vicenda giudiziaria e relativo, piuttosto, al mancato rispetto del “silenzio” impostogli dai suoi vertici religiosi. A quel tempo, infatti, per proclamare la propria innocenza, Padre Fedele aveva inscenato una serie di proteste, anche plateali: conferenze stampa, prediche, anatemi e, dulcis in fundo, una via crucis per le vie di Cosenza con un pesante crocifisso in legno confezionato per lui da un amico falegname.
Alla fine, però, tutto ciò non giovò in alcun modo alla causa. Nel frattempo, infatti, l’inchiesta andò avanti, culminando nel rinvio a giudizio dei due indagati e nell’inizio del processo.
In assenza di riscontri diretti all'effettiva consumazione degli stupri, tutto ruotava attorno ai fatti narrati
dalla parte offesa. Era credibile la suora? Alla fine, i magistrati cosentini decisero di sì, basandosi in particolar modo su un dettaglio approfondito in extremis, giusto un’udienza prima del verdetto. Fin dal principio, infatti, la religiosa d’origine siciliana aveva sostenuto di essere stata costretta ad assumere un farmaco in occasione della violenza di gruppo. Un medicinale che, a suo dire, l'avrebbe assoggettata alla volontà dei suoi aguzzini, indicati in Bisceglia, Gaudio e in un giudice del Tribunale dei minori di Catanzaro.
Quest'ultimo non è mai stato indagato per quei fatti, circostanza che, a tutt'oggi, rappresenta uno dei punti oscuri dell'inchiesta. Riguardo alla pillola incriminata, invece, il collegio giudicante aveva inteso approfondire l'argomento, dando incarico a un perito di verificare l'esistenza di un medicinale come quello descritto dalla parte offesa. Durante una delle ultime udienze, lo specialista aveva indicato nello Zolpiden, la probabile “rape drug” che la donna era stata costretta ad assumere e, con un colpo di coda, i giudici vollero acquisire il libretto illustrativo del farmaco, dimostrando così di tenere in grande considerazione questo particolare
aspetto della storia. Di diverso avviso, invece, erano i difensori degli imputati: Eugenio Bisceglia e Franz Caruso per il frate, Roberto Loscerbo ed Elisa Sorrentino per Gaudio che, a turno, si spesero a sostegno della tesi contraria. Ci riproveranno oggi in Appello.

Aggiornamento  (Ansa 24/09/2012 ore 13:10)

Padre Fedele:slitta appello, 'fiducioso'
Processo rinviato per difetto notifica a legale coimputato

(ANSA) - CATANZARO, 24 SET - ''Resto fiducioso nella giustizia''. Lo ha detto padre Fedele Bisceglia, l'ex frate condannato a nove anni e tre mesi di reclusione per violenza sessuale su una suora, lasciando il Palazzo di giustizia di Catanzaro dove avrebbe dovuto iniziare il processo d'appello.

L'udienza e' stata rinviata al 18 ottobre per un difetto di notifica ad uno dei legali dell'altro imputato, Antonio Gaudio condannato a sei anni e tre mesi. Padre Fedele continua a fare il missionario in Africa.

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