mercoledì 14 dicembre 2011

SI PAGA pure l’affitto sulla strada

Prostituzione sulla 106, cambiano i “contratti di lavoro” con i protettori Le ragazze “coprono” un tratto della Statale versando una caparra

Di Alessandro Trotta su Calabria ora del 14/12/2011

Hanno un’età media di 23 anni e provengono dalla Romania, Lettonia, Estonia, Lituania, Africa e (dopo l’ultimo flusso) Albania.
Costrette a turni di “lavoro” che arrivano fino a 15 ore al giorno.
Questo l’identikit delle ragazze che si prostituiscono sulla 106.
Tutte raccolte in un fazzoletto di strada di circa 18 chilometri, da Sibari a Corigliano comprese le zone interne. Il prezzo della prestazione parte dalle 30 euro per le ragazze dell’Est, 25 euro invece per andare con una di colore.
I clienti più assidui sono gli over 50 che svolgono «lavori di fatica», ci rivela una di loro e per lo più «sono camionisti di passaggio e uomini che fanno gli agricoltori».
Ovviamente non mancano i professionisti che «cambiano auto per venire da noi per non essere riconosciuti». E per quanto riguarda i più giovani il target varia tra i 16 e i 23 anni, e sono, per lo più, ragazzi alla ricerca della prima esperienza.
Percorriamo e ripercorriamo l’intera zona e subito ci rendiamo conto che la maggior parte delle ragazze “in posa” sono slave, quelle africane, invece, si contano sulle dita di una mano.
L’osservazione trova subito una risposta.
Le “meretrici”, infatti, sono divise e sistemate a seconda delle richieste di mercato.
Sul tratto principale della 106, che va da Sibari allo svincolo di Corigliano - direzione Crotone -, lavorano le ragazze dell’Est-Europa (le più gettonate ndr). Per trovarne una di colore dobbiamo percorrere le stradine interne della statale, quelle - per intenderci - di Cantinella che bypassano San Giorgio Albanese per giungere verso il centro del Comune ausonico.
Lì troviamo le nigeriane.
Sono le meno richieste - come dicevamo prima - dai clienti e quindi quelle che procurano meno profitto ai protettori.
Infatti non è una coincidenza che occupino le vie secondarie più buie e isolate.
Per loro meno guadagno ma allo stesso tempo un affitto più basso rispetto alle colleghe.
Da qualche tempo a questa parte, infatti, pare siano stati rivoluzionati, o quantomeno rimodulati, i “contratti lavorativi” tra datore (protettore) e dipendente (la prostituta).
Non si rende conto più al capo in base al guadagno delle prestazioni sessuali quotidiane ma al posteggio.
Un modo più sicuro (evidentemente) per non far evadere le “tasse” alle proprie ragazze.
Fino a qualche tempo fa, addirittura, il pappone forniva alle lavoratrici un quantitativo giornaliero di preservativi e su quelli consumati si calcolava il fatturato della giornata, e quindi la parcella da consegnare.
Un metodo oggi anche questo divenuto ormai obsoleto dal momento che si è passati all’affitto del pezzo di
strada con tanto di tariffario.
Più il tratto è transitato, e di facile sosta per i clienti, e più il prezzo lievita.
Si abbassa, invece, per quei punti stretti e bui delle stradine secondarie.
Esistono, così, delle vere e proprie fasce: quelle di categoria A (le più costose) corrispondono ai “presidi” allestiti lungo il rettifilo principale della 106, che sono generalmente occupati dalle ragazze dell’Est.
Le zone di fascia B, invece, a maggiore presenza di nigeriane, sono quelle isolate della zona industriale di Corigliano.
Rientrano nella seconda fascia anche quelle zone della statale a ridosso dei curvoni che non offrono una buona e comoda visuale di avvistamento al cliente.
Ma come arrivano in Italia queste ragazze?
Il percorso che le porta dalle nostre parti differisce a seconda del Paese d’origine.
Il cosiddetto “gancio” utilizza un approccio diverso per adescare le vittime.
La maggior parte delle ragazze che giungono dall’Est sono state vendute a intermediari, che a loro volta le consegnano agli imprenditori del sesso che gestiscono il monopolio della prostituzione sulla zona di competenza.
Da qui l’ultimo passaggio per metterle sulla strada senza se e senza ma.
E se rifiutano ciò che è stato deciso per loro sono guai.
Chi si ribella o tenta di sottrarsi agli ordini diventa bersaglio di violenze fisiche.
Un atteggiamento diverso con le nigeriane, invece, le quali vengono soggiogate psicologicamente.
Proprio perché provengono da una cultura che crede all’esoterismo e ai riti voodoo si fa presa sul ricatto.
Nel senso che se non eseguono ciò che viene richiesto si fa credere loro che una terribile maledizione le
perseguiterà.
E in questo lavaggio del cervello giocano un ruolo fondamentale le stesse connazionali a cui vengono affidate (dagli stessi protettori) una volta arrivate in Italia.
Una sorta di guida che prima le accolgono e poi le avviano alla prostituzione.
Alcune - a distanza di tempo - riescono a fuggire facendo perdere le loro tracce agli aguzzini, altre invece rimangono imprigionate in quella rete di sfruttamento buia e degradante che non vedrà alcuna luce.

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