martedì 14 agosto 2012

La fu Unità e il direttore en travesti: il pietoso caso del Sardo-Boni

Pubblicato dal Fatto quotidiano del 14/08/2012
Fino all’altro giorno era una diceria, ma ora è certezza: il “Cristoforo Boni”che ogni giorno, sulla fu-Unità, manganella il Fatto con particolare attenzione per Marco Travaglio, altri non è se non il direttore Claudio Sardo.
Ieri il Sardo-Boni tentava spericolatamente di dimostrare che “Grillo e Travaglio” sarebbero nientemeno che i “difensori del Porcellum”, addirittura “giocando di sponda con l’altra brillante coppia Gasparri-Calderoli”, per il sol fatto di avere criticato l’inopinato attivismo del presidente Napolitano sul tema della riforma elettorale, che
come ognun sa (tranne Sardo-Boni e Napolitano) non compete al capo dello Stato, ma al Parlamento. Forse il Sardo-Boni non sa che Il Fatto e dunque anche Travaglio hanno sostenuto la raccolta firme per il referendum Parisi-Segni-Di Pietro che mirava a cancellare il Porcellum, mentre Bersani, e dunque l’Unità, dunque Sardo-Boni, combattevano quel referendum sostenendo che la legge elettorale è “materia parlamentare”.
Infatti, in un anno, il Parlamento non ha fatto nulla.
Del resto il Porcellum piace un sacco al Pd, che nel 2006-2008 ebbe due anni per smantellarlo, invece se lo tenne ben stretto.
Quanto poi alla coppia Gasparri-Calderoli, il Sardo-Boni dovrebbe sapere che Gasparri è alleato del suo
Bersani, non nostro (noi, non essendo organi politici, non abbiamo politici alleati nè soldi pubblici).
E Calderoli nel 2005 scrisse la legge porcata sotto dettatura di Casini, ora alleato di Bersani, non nostro. Resta da rammentare dove si trovava il Sardo-Boni prima di scrivere un libro con Bersani e dunque di ascendere alla direzione del giornale che fu di Gramsci, mentre noi combattevamo il Porcellum e le altre porcate: scriveva sul Mattino della famiglia Caltagirone-Casini.
Dunque non poteva criticare troppo il Porcellum, perché il cognato del padrone non voleva.
Dev’essere per questo che oggi, per sfogarsi sul Porcellum, sul Fatto e su Travaglio, si traveste da Boni.

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