mercoledì 3 ottobre 2012

Parte l’assalto dei renziani a un Pd sempre più diviso

Servizi di Saverio Paletta su Calabria ora del 03/10/2012

  • Cresce il sostegno al “rottamatore”, che venerdì torna in Calabria

    Certe pulsioni sono come il mare: non c’è diga che basti a trattenerle, se non si prepara per tempo un
    sistema di canali che le indirizzino e, perché no?, a volte le smorzino. E che questi canali fossero i congressi lo dimostra il consenso che Matteo Renzi sta riscuotendo in Calabria, dove riapproderà venerdì. Il toscanaccio non ha ancora varcato Lagonegro che già le file dei “suoi” crescono di
    ora in ora. Già: senza dibattiti pubblici e votazioni interne in che altro modo potrebbe sfogarsi la dialettica interna del Pd? Questo per restare alla “fisiologia”. Ad essere più maligni, si potrebbe chiedere: in che altro modo potrebbero trovare spazi adeguati gruppi e personalità che soffrono il
    commissariamento come una camicia di forza? Chiaro che, in questa situazione, le primarie prendano il posto dei congressi mancati.
    Ora, forse i comitati pro Renzi non sono (ancora) una corrente. Ma le somigliano moltissimo sin d’ora. E, come ogni corrente che si rispetti, hanno la loro brava “mozione”: un documento, straordinariamente sobrio se comparato ai papelli cui il Pd calabrese ci ha abituato per anni, firmato da un bel po’ di dirigenti e notabili del partito (per quanto ancora?) di Bersani. Tra questi spiccano Demetrio Naccari Carlizzi (assemblea nazionale Pd), per il comitato Renzi Adesso di Reggio Calabria, Giuseppe Basilee Stefano Viola, per il comitato Renzi Adesso della Locride, Peppe Campisi (il sindaco di Ardore), Vincenzo Bombardierie Pino Mammolitiper il comitato Renzi Adesso della Piana, e Michele Spanò. Su Crotone il renziano di punta è Pino Megna, dell’assemblea nazionale del
    Pd, e a Vibo Domenico Petrolo. A Catanzaro reggono il vessillo toscano Tonino Costantino(consigliere comunale a Lamezia), Francesco Cortellaro (del comitato Renzi “Adesso” Lametino), Michele Drosi(il sindaco di Satriano) e Ernesto Palma, docente universitario a Catanzaro. E ancora Mario Muzzì, già candidato alla segreteria regionale. Per tacere del battaglione cosentino, capitanato da Salvatore Perugini, l’ex sindaco di Cosenza e in cui spiccano vari esponenti politici, tra cui Ernesto Magorno, il sindaco di Diamante. E proprio a Cosenza, dove tornerà venerdì, a un anno e mezzo di distanza dalle precedenti amministrative, in cui si era speso per Perugini, il sindaco di Firenze inizierà il tour calabrese. E il documento? È un piccolo vademecum politico, in cui si parte da considerazioni generali sulla Calabria e in cui, per quanto sfumate, le critiche alla due giorni lametina “baciata” da Bersani sono percepibili: «Il metodo dell’incontro e il messaggio finale tradiscono una sorta di debolezza di visione che rischiano di ridurre lo sforzo alla celebrazione di un rito e di un passaggio solo formale perché senza capacità di innovazione». Stesso discorso per la “mozione Calabria”, ritenuta poco più che un’intenzione lodevole. Va da sé che il succo sta altrove, dove gli autori della mini mozione affondano il coltello. «Troppo spesso abbiamo subito l’imposizione di una parte di rappresentanti ormai lontani dalla nostra regione, che non conoscono realmente i problemi dei territori e che sono scelti a dispetto del consenso popolare», scrivono i renziani. Che passano dai problemi della democrazia punto a quelli, che a loro premono di più, della democrazia interna: «Noi non proponiamo alcuna apologia delle preferenze ma riteniamo che ormai si sia superato il limite della logica nella difesa diretta o indiretta di un sistema che è fondato su una cooptazione che ha già dato, almeno in Calabria, pessimi frutti». E giù un’altra “botta”: «Non è un caso che i primi dei non eletti del Pd alla Camera ed al Senato siano addirittura i fratelli dei sindaci Pdl di Catanzaro e Reggio». Serve altro per far capire che le primarie si annunciano senza esclusione di colpi?

  • Aspettando il rottamatore
    I “renziani” affilano le armi
    Perugini guida il gruppo che sostiene il sindaco di Firenze

    Sobrio e moderato in consiglio comunale, Salvatore Perugini resta pacato pure quando si prepara a salire sulle barricate. Cioè ad accogliere per la seconda volta in città Matteo Renzi, che inizierà proprio da Cosenza il suo “tour” calabrese venerdì prossimo. Le amministrative sono lontane e parecchie cose sono cambiate dall’ultima visita del rottamatore di Firenze. Allora, circa un anno e mezzo fa, il toscanaccio era venuto a dar forte all’ex collega sindaco cosentino. Altri tempi, altre ferite. Ora Renzi verrà per lanciare una sfida seria a tutta la classe dirigente del Pd: le primarie, vissute completamente “dal basso”, senza il contorno di parlamentari, consiglieri regionali e tanti amministratori “che contano”. Così è stato altrove e così in Calabria sarà “di più”. Il “rinnovamento”? «Non è una questione di anagrafe ma di idee e di proposte», ha dichiarato ieri al Museo del presente di Rende l’ex primo cittadino di Cosenza. «E io mi ritrovo in quelle di Renzi», ha chiosato. Perugini non si presenterà alla conta da solo: con lui ieri mattina c’era un gruppo di amministratori e dirigenti di
    partito di tutte le età, a partire da Ernesto Magorno per continuare con Giuseppe Rizzo, il sindaco di Cerzeto e Roberto Rizzuto, il suo collega di Villapiana. Più qualche outsider come Francesco Silvestri,
    consigliere comunale di Verbicaro di estrazione diessina. E non mancavano, visto che di rinnovamento trattasi, i giovani, con e senza virgolette, come Davide Lauria, il coordinatore dei renziani di Montalto Uffugo e Luigi Gagliardi, il responsabile provinciale dei comitati pro Renzi. Piccoli ma cresceranno? Difficile a dirsi, ma loro ci sperano: «La partecipazione si costruisce dal basso», ha insistito Perugini, a cui proprio non riesce di essere battagliero neppure quando combatte. Già, perché quando si parla di rinnovamento non c’è nulla da fare: tocca rimboccarsi le maniche e lottare. E poco importa che lo si faccia con la salacia toscanissima di Renzi o col vigore di molti di questi giovani che, negando a sé stessi ogni evidenza, si preparano a costruire una corrente.
    Che gli riesca o meno, è da vedere. Loro ce la mettono tutta per far capire che la “democrazia dei sindaci” è una cosa nuova e non un’aspirazione irrealizzata dei primi ’90. Di fronte al cambiamento ogni esigenza diventa secondaria. «O si cambia o si muore», ha dichiarato in una battuta finale Silvestri. A cui, con tutta probabilità, è sfuggito che questa frase era stato detta da qualcuno in ben altre situazioni e di ambienti politici ben diversi. Ora non resta che aspettare il toscanaccio. 

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