Renziani e bersaniani a confronto. Naccari Carlizzi critica D’Attorre
Di Saverio Paletta su Calabria ora del 19/09/2012
Se il “nuovo” che non avanza a dispetto delle troppe invocazioni, lo si potesse trovare nello “scenario”, solo per questo il dibattito di ieri pomeriggio meriterebbe un po’ d’attenzione.
La sala convegni del Museo del Presente di Rende -per capirci, a casa di Sandro Principe, il capogruppo del
Pd a palazzo Campanella-era piena di visi giovani e in buona parte sconosciuti.
Gli habitué dei dibattiti rendesi erano assenti, con l’eccezione di Mario Franchino e Pietro Ruffolo, e mancava pure il seguito che i big del Pd portano con sé.
Eppure il dibattito non è stato certo gestito da piccoli calibri del partito di Bersani: Demetrio Naccari Carlizzi, Mimmo Bevacqua, Ernesto Magorno e Giovanni Russo non sono degli ignoti.
Rappresentano (o dovrebbero rappresentare) i quadri “medi” del Pd, dentro e fuori le istituzioni, cioè quel
segmento di classe dirigente che forse soffre di più l’attuale commissariamento.
Logico che, da posizioni diverse, -“renziane” quelle del sindaco di Diamante e del battagliero esponente reggino, “bersaniane” quelle del vicepresidente della Provincia di Cosenza e del consigliere di Vibo- tentino di smuovere le acque.
Magari il titolo del convegno di ieri, “Al di la degli schieramenti, impegniamoci per riformare il Pd e la politica calabrese” era un po’ troppo “massimi sistemi” perché ne sortisse qualche esito concreto.
Tuttavia le critiche sono volate.
Innanzitutto verso D’Attorre, accusato da Naccari di «aver perpetuato l’errore di Capo Suvero impedendo i congressi: come allora il partito nazionale è intervenuto quando non doveva».
Certo, gli ha fatto eco il bersaniano Bevacqua, «i congressi devono essere un momento di discussione vera, non una semplice espressione di voto pilotata dall’alto».
E per meglio chiarirsi -più facile a dirsi data la foga- il vicepresidente della Provincia ha lanciato una proposta su cui ragionare, va da sé in maniera bipartisan: «Chi supera tre mandati deve andare a casa, non dobbiamo accettare candidati, calabresi e non, imposti da Roma, dobbiamo subito modificare la vergognosa legge elettorale», e via discorrendo.
Come dirgli di no, visto che i “quadri” e i “giovani” vogliono la stessa cosa, cioé farsi spazio? A proposito di spazi, la domanda piccante con cui si è concluso l’incontro, cioè il giudizio sul gruppo regionale del Pd, ha ottenuto risposte sfumate: si va dalle critiche accese di Bevacqua ai distinguo di Russo («Salverei Guccione e Censore»), ma nessuno ha tentato lo “scontro” diretto con il capogruppo.
Coi padroni di casa, si sa, tocca comunque essere educati.
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