Padre Fedele, al via il processo d'appello - Corriere della Calabria
COSENZA Lunedì, 24 settembre, torna in tribunale padre Fedele Bisceglia, il sacerdote accusato di violenza sessuale da una suora. Un anno dopo la sentenza di primo grado, che ha condannato il religioso a nove anni e tre mesi di carcere e il suo ex segretario Antonio Gaudio a sei anni e tre mesi, la complessa e lunga vicenda giudiziaria proseguirà davanti ai giudici della Corte d'appello di Catanzaro. Intanto, in tutto questo tempo padre Fedele ha continuato ad urlare la sua innocenza proprio come fece il giorno del verdetto sulle scale del tribunale bruzio. Secondo l'impianto accusatorio gli abusi sarebbero avvenuti nell'Oasi francescana, la struttura d'accoglienza fondata dal sacerdote.
Una vicenda cominciata il 23 gennaio del 2006 con l'arresto dell'ex frate (l'ordine dei Cappuccini lo ha espulso) e di Gaudio, e arrivata nelle aule del Tribunale nel gennaio del 2008 con il rinvio a giudizio e, due mesi dopo, con l'inizio del dibattimento.
Il giorno della prima udienza del processo, il «monaco» – come tutti lo chiamano a Cosenza – ai giornalisti aveva detto: «Sono innocente e, come hanno venduto Gesù Cristo, alcuni vogliono vendere anche me. Sono in galera perché ho difeso i bambini e i poveri dell’istituto “Papa Giovanni”. L’attaccamento al denaro e la superbia sono entrambe in questo complotto».
Per padre Fedele tutto ruoterebbe attorno alla sua opera missionaria e all'Oasi.
La Procura di Cosenza non ha dubbi sulla credibilità della religiosa (difesa dall'avvocato Marina Pasqua) che accusa padre Fedele Bisceglia e Gaudio di averla violentata per cinque volte. E per questo i pubblici ministeri, Adriano Del Bene e Salvatore Di Maio, al termine di una lunga requisitoria, avevano chiesto la condanna a otto anni di reclusione per il sacerdote e a sei anni per Gaudio con l'accusa di violenza sessuale. Secondo i pm, le “fondamenta” del castello accusatorio sono costituite dalla deposizione della suora, comprovata in alcuni passaggi dalle testimonianze di altre consorelle, dalle perizie dei consulenti e dai racconti delle ospiti dell’Oasi. E per l’accusa, quest’ultimi avrebbero fornito non proprio riscontri alle presunte violenze, ma elementi che contribuiscono a delineare lo scenario della vicenda. Per la Procura, in quella struttura veniva descritto un contesto inquietante. È un dato ampiamente accertato, per i pubblici ministeri, che le ospiti per ottenere il permesso di soggiorno dovevano sottostare ai “desideri” di padre Fedele e Gaudio, un elemento che – precisano i pm – «non è penalmente rilevante».
Dubbi sull'attendibilità della suora sono stati, invece, sempre manifestati dalla difesa, rappresentata dai legali Eugenio Bisceglia e Franz Caruso (per padre Fedele), Roberto Loscerbo ed Elisa Sorrentino (per Gaudio). Una serie di perplessità: possibile che nella struttura gestita da padre Fedele si sia consumata una decina di episodi di violenza senza che nessuno si sia mai accorto di nulla? Possibile che il religioso abbia organizzato due stupri di gruppo, a uso e consumo di due persone mai identificate, dietro il pagamento di 260mila euro, senza che di quei soldi sia stata trovata traccia? Possibile che la suora abbia deciso di non abbandonare l'Oasi francescana anche dopo essere stata stuprata?
Ora la parola passa ai giudici catanzaresi.
m.m.
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