Di Enrico Fierro sul fatto quotidiano del 14/09/2012
’Usciogghiunu”.
È il tormentone che infiamma questi giorni di settembre Reggio Calabria.
Il Comune sta per essere sciolto per mafia.
Lo ripetono come un brano rap consiglieri comunali e assessori che “’nnacano” lungo il corso cittadino per stringere mani e rassicurare elettori e fedelissimi.
Il terrore che agita le notti dei Demetrio Arena, detto Demi, e soprattutto del suo lord protettore Peppe Scopelliti, uno che in Calabria conta il 70% dei voti, è il tutti a casa decretato dal Viminale.
A CASA perché la ‘ndrangheta che succhia il sangue alla città è entrata in tutti gli angoli di Palazzo San Giacomo, dentro le società miste e le municipalizzate, ha suoi politici di riferimento, gente che ha chiesto i voti ai boss e li ha avuti: consiglieri comunali, assessori, uomini potenti che sono la vera macchina del consenso del Pdl.
C’è una relazione firmata dal prefetto Vittorio Piscitelli che in città definiscono “terribile”.
Una radiografia impietosa e allarmata su come i boss che da sempre comandano a Reggio hanno messo le mani sulla città.
Ma la partita ora si gioca a Roma ed è tutta politica.
Quelle pagine vergate dal prefetto e che portano a una sola, definitiva conclusione, lo scioglimento e il commissariamento per mafia, sono da settimane sul tavolo del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri. Tocca a lei proporre una decisione definitiva a Monti e all’intero consiglio dei ministri.
La responsabile del Viminale, che nei giorni passati ha inviato i commissari antimafia a Taurianova e a San Luca, ha chiesto tempo, vuole riflettere, analizzare altre carte e dossier e per questo ieri ha convocato a Roma il prefetto Piscitelli.
La decisione è di quelle da far tremare le vene ai polsi, perché mai, da quando esiste la legge sullo scioglimento per mafia dei comuni, è stata commissariata una città capoluogo di provincia.
Sarebbe una notizia mondiale.
Ma questa è solo una delle ragioni che hanno indotto la Cancellieri a chiedere un supplemento di indagine e a
rinviare la discussione prevista nel Consiglio dei ministri di oggi.
L’altra è più politica e riguarda le pressioni che sul Viminale sta esercitando il Pdl.
REGGIO è una roccaforte del partito di Berlusconi, una delle ultime in Italia e la prima nell’intero Mezzogiorno.
E Peppe Scopelliti è una delle giovani promesse del berlusconismo alla canna del gas.
In sua difesa è sceso in campo l’intero quartier generale del Pdl, con Gasparri e Cicchitto in prima fila.
“Ma la relazione del prefetto è una bomba –dice chi l’ha vista –, descrive in modo dettagliato la capacità
di penetrazione delle cosche nel tessuto istituzionale della città. Ci sono nomi ed episodi. Decidere di voltarsi dall’altra parte e di non sciogliere è praticamente impossibile”.
L’attenzione è altissima e il ministro si trova con le spalle al muro: se scioglie viene crocifissa dal Pdl, se non lo fa rischia l’effetto Crotone.
Da mesi sul suo tavolo c’è un durissimo dossier del prefetto dove si propone lo scioglimento della Provincia per infiltrazioni mafiose.
Non è stato ancora discusso dal governo provocando l’intervento dell’ufficio di presidenza della Commissione antimafia che ha chiesto di acquisire l’intero incartamento.
Clima tesissimo a Reggio, con il sindaco Arena che l’altro giorno, davanti a migliaia di reggini in processione per onorare la Madonna della Consolazione ha tuonato contro i “nemici della città”.
“Madre Santissima, intercedi affinché la cultura disgregante e autolesionista, il male principale della nostra comunità, sia definitivamente debellato”.
Non una parola contro la ‘ndrangheta, la malapolitica, i consiglieri regionali che per quattro voti baciavano le mani a boss del calibro di Peppe Pelle da San Luca, gli assessori amici degli amici.
TUTTI UNITI nella difesa del Modello Reggio.
Peppe Scopelliti ha fatto tappezzare la città di manifesti dove i reggini lo ringraziano.
Silenzio sui tre consiglieri regionali della sua maggioranza in galera, due per rapporti con la mafia, il terzo perché vendeva posti di lavoro farlocchi in cambio di voti.
Il Comune è sull’orlo del dissesto, ma negli anni del suo regno si sono buttati dalla finestra centinaia di migliaia di euro per portare starlette e figuranti del Grande Fratello.
Conta poco.
Nei giorni scorsi ha fatto arrivare da Milano Roberto Arditti, ex portavoce del ministro Scajola ed ex direttore del Tempo , per rivendicare in una intervista pubblica il suo modello.
Ha portato in città Lele Mora, Costantino, Belén: “Grazie a loro siamo entrati in un circuito di notorietà”.
La festa è finita da tempo e la musica è cambiata.
Si canta il rap, “’u sciogghiunu”.
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