Di Carlo Salatino (coordinatore Alleanza per l’Italia) su Calabria ora del 28/03/2012
I segnali di ripresa del dibattito sull'area urbana sono da accogliere positivamente specie quando, in molti, si chiedono che fine abbia fatto il progetto della grande città.
In merito appare del tutto rispettabile l'opinione secondo la quale l'area urbana si costruisce con i fatti, anche se, si potrebbe obiettare, le singole opere, che si tratti della metro o del nuovo ospedale, sono altra cosa dal costruire, organicamente, la grande città, un tema spesso strumentalizzato e che oggi, di fatto, sembra scomparso dall'agenda politica locale.
La cosa appare ancora più inspiegabile nel momento in cui la dote culturale e politica che i sindaci dei comuni interessati si portano dietro rappresenta un valore aggiunto non trascurabile per affrontare la questione.
Infatti, mentre Cosenza è amministrata da un architetto e urbanista e quindi proteso, naturalmente, verso la visione futura del territorio, a Rende governa un sindaco che ha abbattuto il vincolo della cittadinanza avendo vissuto e
operato nella città dei bruzi. Nel contempo Castrolibero ha un primo cittadino che, in quanto presidente del Consiglio provinciale, è portatore di una visione istituzionale che supera i confini municipali.
Infine il sindaco di Montalto, che spesso ha lamentato di essere tenuto ai margini, rivendica con forza, e giustamente, il diritto di partecipare.
E' insomma un momento favorevole dal punto di vista istituzionale, ma anche sociale, visto che i cittadini si sentono ormai parte di una unica grande realtà urbana.
Cittadini che potrebbero essere chiamati a esprimersi con l'indizione di un referendum consultivo.
Un momento propizio che, però, non registra passi concreti di costruzione della grande città: nessuno strumento di pianificazione condivisa è in cantiere; nessuna gestione sovracomunale di servizi (smaltimento rifiuti, sistema dei trasporti); musei e stagioni culturali, indipendenti l'una dalle altre.
Ma se è questa la chiave di lettura, lo si dica con chiarezza: la città unica non conviene; la ricchezza del territorio sta nelle municipalità e, perché no, nella sana competizione tra campanili.
Si ammetta che anni di confronti sono stati inutile esercitazione intellettuale.
Insomma si passi a un'azione politica pragmatica e non più incline alle chiacchiere vacue e dispendiose.
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