mercoledì 29 febbraio 2012

No, la destra no. Veltroni: Vendola mi chieda scusa

L’ex segretario Pd risponde all’accusa di “portare il loden”
di Wanda Marra sul fatto quotidiano del 29/2/2012 e grazie a Spogli.blogspot

Inaccettabile” essere definito un esponente della “destra con il loden”. Perché “sinistra è la parola chiave della mia vita”. Per replicare a Nichi Vendola, Walter Veltroni convoca addirittura una conferenza stampa a Montecitorio. La prima da deputato semplice. E dunque, la prima da quando nel 2009 si dimise da segretario del Pd al Tempio di Adriano usando toni durissimi contro il suo partito: “Mi assumo le responsabilità mie e non. Basta farsi del male, per molti il problema sono io, mi dimetto per salvare il progetto al quale ho sempre creduto”. I toni, le espressioni, la rabbia contenuta ed esibita, ricordano quel Veltroni lì. Che reputa “un dovere” replicare alle affermazioni del leader di Sel. Il quale in un’intervista a Oggi gli attribuisce l’idea secondo la quale la contesa politica deve essere sostanzialmente tra due destre: “Una cialtrona, sguaiata, plebiscitaria e razzista, di Bossi e Berlusconi; una (la sua), colta, col loden, non insensibile sul tema dei diritti civili, più europea, costituzionale”.
UN INTERVENTO a gamba tesa quello di Vendola che va evidentemente a intervenire in un dibattito interno già molto nervoso e difficile, con una parte del Pd che guarda “a sinistra” e che ancora vede in Sel e nell’Idv un asse privilegiato, e un’altra che guarda a Monti come leader naturale. Vendola in tutti i modi ha ribadito nelle ultime settimane che non ha alcuna intenzione di mollare (o di farsi mollare) dal Pd. E dunque, il tentativo evidente è quello di spostare il baricentro, facendo leva su chi nel partito è sulle sue posizioni. Di certo non Veltroni. Il quale negli ultimi dieci giorni è sceso in campo in un crescendo (prima con l’intervista a Repubblica, in cui esortava il suo partito a non lasciare Monti alla destra, poi con un intervento dalla Annunziata). Sempre sulla scia del Professore, ma con l’evidente volontà di ritagliarsi una sua fetta di leadership. Sempre preso di mira dal leader di Sel. Ma anche da Stefano Fassina, responsabile Economia del suo stesso partito (“Sull’articolo 18 stai col Pdl”, gli aveva detto). E a questo punto prova a calare un asso, a inchiodare Vendola. E non solo lui. “Spero che sia un incidente”, dice, “spero che queste parole gli siano sfuggite”. Altrimenti c’è “un problema politico”. Perché Vendola “ha il diritto di dire la sua, ma ha il dovere di rispettare le posizioni politiche” di un partito con il quale sta lavorando per le amministrative e non solo. Il campione del “ma anche” questa volta rivendica “sinistra è la parola chiave della mia vita”. Ma – appunto – per l’occasione la definisce: “La sinistra per me è una categoria politica, culturale, civile, l’idea di un mondo che porta libertà, opportunità, diritti e si sforza di portare innovazione senza considerarla qualcosa di estraneo”. Visto che evidentemente si addice all’occasione, poi rispolvera una sua vecchia abitudine: quella di indicare il Pantheon di riferimento. Questa volta cita Berlinguer che “innovò ed infatti fu accusato di tradimento”, poi Lama, Trentin, Rosselli, Matteotti, Di Vittorio”. E avverte: “L’idea che qualcuno possa decidere di dare etichette, di attribuire patenti e collocare una persona diversamente da dove sta la storia di una vita è inaccettabile. È un vecchio e pericoloso vizio che ritorna”. Perché “c’è sempre qualcuno che ti spiega che bisogna essere più a sinistra di altri”. Non risparmia neanche le stoccate: “Io non mi permetterò mai di dire che era di destra chi, uno ad uno, votò nel '98 per far cadere Prodi. Combattei la scelta ma non ho mai dato patenti di traditori”. Vendola era uno di quelli. Infine l’articolo 18. Rivendica: “Ho detto meno di Bersani”. Da Veltroni non esce neanche una parola, neanche un’affermazione che esplicitamente tiri in ballo alleanze. Però, è evidente che con la sua mossa in qualche modo chiede al partito di schierarsi, di scegliere. E da Vendola vuole le scuse.
SCUSE che non arrivano. E neanche una parola di commento. Troppo impegnato, dicono nel suo staff, con i problemi di Taranto e dell’Ilva. E poi, tirato il sasso, preferisce guardare i Democratici contorcersi nelle loro difficoltà. Due ore e mezzo dopo, la replica di Fabio Mussi. Che butta ancora una volta la palla nel campo democratico: “Chi, come te rivendica una vita a sinistra, dovrebbe pensare piuttosto al posto della sinistra nel futuro dell’Italia. A meno che, naturalmente non si sia voluto parlare a nuora”. Ecco appunto. Se la parola “scissione” torna a circolare tra chi frequenta le stanze democratiche, ancora di più la lotta è quotidiana sull’egemonia e la direzione nel partito. Una lotta che combattono sul fronte opposto a Veltroni il responsabile economico, non solo Fassina, ma anche Matteo Or-fini e Andrea Orlando. I più vicini a Bersani. La segreteria in questo caso affida una secca nota al coordinatore, Maurizio Migliavacca: “Il Pd è un partito senza padroni e dove si discute liberamente. All’interno di questa dialettica si è espresso Veltroni con posizioni che in nessun caso possono essere equiparate a quelle della destra”. Nello staff di Bersani si augurano che si stia tutti un po’ più tranquilli. E a difendere l’avversario di sempre da un’accusa che conosce bene è anche D’Alema “Certamente Veltroni non è di destra”. Intanto Di Pietro, cadendo nel tranello di uno scherzo, a Rds risponde a un falso dicendo che a Bersani bisogna dare una mano. Peccato che Fioroni lapidario dica quello che pensano in molti: “La foto dell’alleanza di Vasto? È così vecchia che è scomparso pure il fotografo... ”. Però, non le manda a dire proprio a nessuno: “Prima ci dividevamo tra chi stava con Berlusconi e chi contro, ora non possiamo cominciare con chi sta con Monti e chi contro”.

martedì 28 febbraio 2012

Castigat ridendo mores

Tradotta letteralmente, significa: "corregge i costumi ridendo" fonte wikipedia.

Sopratutto dopo la sentenza del caso mills che ha visto la prescrizione intascata da Berlusconi grazie all'ex Cirielli
ma qualche giornalista con un allucinante soccorso rosè ha omesso di dire che Berlusconi si è salvato grazie proprio alla legge ex Cirielli che ha accorciato i tempi della prescrizione quindi l’ha fatta franca per prescrizione (6), amnistia (2), depenalizzazione del reato (2) (Fonte il fatto) quelli che lo spiegano bene sono proprio coloro che la prendono con ironia come Marco Travaglio nell'editoriale è qui la festa? e scemi di guerra ma anche persone come Marilena Nardi che con la sua vignetta sul fatto quotidiano di oggi non solo ben descrive come Berlusconi l'abbia fatta franca per i motivi sopra elencati ma che sembra lo si voglia candidare, così come dice Paolo Guzzanti che per primo ha proposto la candidatura, al quirinale.


Persino gli sgommati la raccontano giusta rispetto a certi professionisti...della disinformazione! 

domenica 26 febbraio 2012

Piero Sansonetti, la verità ti fa male lo so

Dopo la sentenza Mills che ha decretato la prescrizione per Silvio Berlusconi al processo Mills, Piero Sansonetti il direttore che citando un altro blog "famoso giornalista “de sinistra” diventato famoso, appunto, perché a Porta a Porta o Matrix si dichiara(va) tale riuscendo sempre a dire cose di destra. Lui si sente originale così." si esibisce in un allucinante soccorso rosé sul gli altri e su calabria ora:

Berlusconi prescritto. Domanda: i giudici sono persecutori o incapaci?


Berlusconi è uscito indenne da un altro processo. Niente condanna per il caso-Mills. Sono circa 110 (ma nessuno conosce il numero esatto) i processi avviati dai Pm contro Belrusconi e tutti si sono conclusi senza condanna. È una situazione senza precedenti in giurisprudenza. Rivela una di queste due cose: o i Pm hanno messo in pedi una colossale persecuzione contro un uomo innocente e immacolato; o i Pm sono dei veri incapaci, degli impiastri, se nel corso di vent’anni non sono mai riusciti a dimostrare la colpa di un uomo colpevole. Riuscire a perdere 100 processi su 100 è un vero miracolo, è un’impresa mostruosa. È come se una squadra di calcio giocasse tre campionati interi perdendo tutte le partite.
Però c’è un’altra riflessione da fare. Se quella contro Berlusconi è una sorta di persecuzione dei Pm (e non è del tutto improbabile che sia così) viene da sospettare che i Pm abbiano l’abitudine a perseguitare. Oggi Berlusconi ieri un altro, domani un altro ancora. Però Berlusconi aveva 400 milioni da spendere per pagare gli avvocati, e se l’è cavata. Chi non aveva questi milioni ed è finito sotto il tiro dei Pm che fine ha fatto? Quanti poveri cristi vittime di persecuzione, oggi, giacciono in galera?

Caro direttore geniale, le è mai venuto in mente che esiste la terza alternativa?
Cioè che un ometto da quasi vent’anni in parlamento, come presidente del consiglio e all’opposizione fa leggi ad personam tra cui la ex Cirielli (dal suo autore che ritiro la firma una volta scoperto che mostro giuridico aveva creato) che ha permesso a Berlusconi di intascare la prescrizione 5 anni prima.
Prima di pensare che i giudici sono persecutori o incapaci si legga di come Berlusconi sia impunito grazie alle sue leggi ad personam http://diksa53a.blogspot.com/2012/02/processi-b-la-verita-impunito-grazie.html

Le stesse di cui parla Marco Travaglio nel suo editoriale di stamattina sul fatto quotidiano


Ricordiamo inoltre allo smemoratissimo direttore Piero Sansonetti tutte le leggi ad personam che hanno favorito in questi anni Berlusconi, tra cui l'ex Cirielli che gli ha accorciato i tempi della prescrizione, grazie a un articolo di Marco Travaglio:





Processi a B. la verità: IMPUNITO GRAZIE ALLE SUE LEGGI
Assolto? No, colpevole 10 volte su 25 accuse


Checchè ne dicano Silvio Berlusconi e i suoi trombettieri, la sua carriera di imputato è costellata di reati accertati ma impuniti. Ecco un riepilogo dei processi. Che non sono 100, ma 25 (a parte 6 iscrizioni a Palermo per mafia e riciclaggio, e 2 a Caltanissetta e Firenze per le stragi

del 1992-‘93: indagini archiviate per decorrenza dei termini). E in ben 10 B. è risultato colpevole, ma l’ha fatta franca per prescrizione (6), amnistia (2), depenalizzazione del reato (2).

Mediaset (frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita). Accusa: fondi neri per centinaia di milioni con l’acquisto a prezzi gonfiati di film Usa. Dibattimento a Milano.

Mediatrade/2 (frode fiscale). Accusa: 10 milioni sottratti al fisco con l’acquisto di film Usa. Udienza preliminare a Roma.

Caso Ruby (prostituzione minorile e concussione). Accusa: induzione alla prostituzione della minorenne marocchina Karima el Marough e telefonata in Questura per farla rilasciare dopo il fermo per furto. Dibattimento a Milano.

Nastro Fassino-Consorte (rivelazione di segreto d’ufficio). Accusa: aver ricevuto e girato al Giornale la bobina rubata di una bobina sul caso Unipol, non trascritta e segreta. Udienza preliminare a Milano.

Stragi 1993 (concorso in strage). Accusa: complicità nelle bombe mafiose a Roma, Firenze e Milano. Nuova indagine a Firenze con richiesta di archiviazione.



5 ARCHIVIAZIONI

Caso Saccà (corruzione). Accusa: aiuti finanziari promessi al capo di Raifiction in cambio di scritture a cinque “attrici”. Archiviato dal Gip di Roma.

Compravendita senatori (istigazione alla corruzione). Accusa: favori e soldi promessi a senatori Unione in cambio del No a Prodi. Archiviato dal Gip di Roma.

Voli di Stato (abuso d’ufficio e peculato). Accusa: trasportò amiche sull’aereo presidenziale da Roma a Olbia per festini in Sardegna. Archiviato dal Tribunale dei ministri.

Caso Sanjust (abuso d’ufficio e maltrattamenti). Accusa: mobbing sull’ex marito di Virginia Sanjust, amante di B., fatto trasferire dal Sisde. Archiviato dal Tribunale dei ministri di Roma.

Agcom-Annozero (abuso d’ufficio). Accusa: pressioni sull’Agcom per far chiudere Annozero dalla Rai. Archiviato dal Tribunale dei ministri di Roma.


5 ASSOLUZIONI

Guardia di Finanza (corruzione). Accusa: quattro tangenti Fininvest a ufficiali Gdf per addomesticare verifiche fiscali. Condannato in primo grado, prescritto in appello, assolto in Cassazione per insufficienza di prove (comma 2 art. 530 Cpp).

Medusa (falso in bilancio). Accusa: 10 miliardi di lire in nero accantonati dall’acquisto di Medusa Cinema. Condannato in primo grado, assolto in appello e Cassazione per insufficienza di prove (comma 2 articolo 530 Cpp). Madiatrade/1 (frode fiscale e appropriazione indebita). Accusa: fondi neri dall’acquisto di film Usa. Prosciolto in udienza preliminare a Milano. Ricorso della procura in Cassazione.

Sme-Ariosto/1 (corruzione). Accusa: aver corrotto magistrati romani per vincere la causa Sme contro De Benedetti; e aver tenuto a libro paga il giudice Squillante (capitolo Ariosto). Assolto in primo grado per insufficienza di prove su “Ariosto” e con formula ampia su “Sme”; con formula ampia su entrambi i capitoli in appello e Cassazione.

Telecinco (falso in bilancio e violazione antitrust). Accusa: aver controllato, tramite prestanome, il 100% della tv spagnola in barba al tetto antitrust del 30%. Assolto a Madrid per modifica della legge antitrust spagnola.


2 AMNISTIE

Bugie P2 (falsa testimonianza). Accusa: avere mentito al Tribunale di Verona sulla sua iscrizione alla P2. Reato accertato, ma amnistiato nel 1990.

Fondi neri Macherio (frode fiscale, appropriazione indebita e 4 falsi in bilancio). Accusa: 4,6 miliardi di lire pagati in nero per i terreni di Macherio. Prescritti 2 falsi in bilancio, amnistiato un terzo, assolto sul resto.


2 DEPENALIZZAZIONI

All Iberian/2 (falso in bilancio). Accusa: fondi neri sulla offshore per corruzioni e scalate illegali in Italia e all’estero. Assolto perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato” in quanto l’imputato B. ha depenalizzato il falso in bilancio nel 2001. Sme-Ariosto/2 (falso in bilancio). Accusa: fondi neri esteri per pagare giudici. Assolto perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”: l’ha depenalizzato lo stesso imputato.


6 PRESCRIZIONI

All Iberian/1 (finanziamento illecito). Accusa: 23 miliardi di lire in nero a Craxi. Condannato in primo grado, prescritto in appello e in Cassazione grazie alle attenuanti generiche prevalenti (l’imputato è incensurato) che dimezzano la prescrizione.

Mondadori (corruzione giudiziaria). Accusa: tangente al giudice Metta perché annullasse il Lodo Mondadori e consegnasse il gruppo di De Benedetti a B. Prosciolto per prescrizione, sempre per le attenuanti generiche che la dimezzano.

Lentini-Milan (falso in bilancio). Accusa: 10 miliardi di lire in nero al presidente del Torino, Borsa-no, in cambio della cessione del calciatore Lentini. Prescrizione grazie alla legge B. sul falso in bilancio che accorcia la prescrizione e alle attenuanti che la riducono ancora.

Bilanci Fininvest 1988-’92 (falso in bilancio). Accusa: fondi neri sottratti ai bilanci del gruppo. Prescrizione grazie alla legge B. sul falso in bilancio che accorcia la prescrizione e alle attenuanti che li tagliano vieppiù.

Consolidato Fininvest (falso in bilancio). Accusa: fondi neri per 1500 miliardi di lire su 64 società offshore del “comparto B” della Fininvest. Prescrizione grazie alla legge B. sul falso in bilancio che abbrevia i termini di prescrizione e alle attenuanti generiche che li riducono ancora.

Mills (corruzione giudiziaria). Accusa: aver corrotto l’avvocato inglese con 600 mila dollari in cambio di due false testimonianze nei processi Gdf e All Iberian. Prescrizione in primo grado, scattata dopo 10 anni anziché dopo 15 grazie alla legge ex Cirielli, varata nel 2005 dal governo dello stesso imputato B.



Marco Travaglio - 26 febbraio 2012 -

Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf

mercoledì 22 febbraio 2012

Padre Fedele news

Doppio articolo su Padre Fedele Bisceglia

Il primo è a firma di Canals su Cosenza sport del 22/02/2012 e prevalentemente tratta dell'oasi francescana tirata su con i suoi sforzi e di coloro che hanno contribuito grazie alle loro donazioni che questa potesse esistere


Nella seconda invece, in merito a un articolo di gazzetta del sud di Fabio Melia sulla pillola del giorno dopo
clicca per vedere la notizia

Pillola del giorno dopo, nel 2011 è salito il consumo tra le ragazzine Giovani spesso disinformate e poco seguite da famiglie e istituzioni

Fabio Melia
Il rimedio a portata di mano. Quasi infallibile per le ragazze che vogliono scacciare dalla mente quel dubbio atroce: sarò per caso rimasta incinta senza volerlo?
Il ritrovato "portentoso" altro non è che l'arcinota pillola del giorno dopo, un farmaco vivamente consigliato anche dall'Organizzazione mondiale della Sanità, che lo ritiene un fondamentale "inibitore" dell'aborto. Per l'Oms, infatti, questa tipologia di contraccezione d'emergenza interverrebbe prima della ovulazione, non potendo quindi impedire un'eventuale fecondazione già in atto. Dall'altro lato, tuttavia, c'è chi invece contesta l'utilizzo di questa vera e propria "bomba ormonale", la Chiesa in primo luogo, soprattutto tra le giovanissime. La pillola del giorno dopo può essere infatti venduta anche alle minorenni (d'età comunque non inferiore ai 16 anni), ferma restando la presentazione di una ricetta rilasciata da un consultorio, da una guardia medica oppure da un ginecologo.
Per capire quanto sia diffuso l'utilizzo di questo "medicinale" alle nostre latitudini, basta recarsi nelle tante farmacie cosentine (sono 22 in tutto) e soffermarsi sulle vendite registrate nel 2011 di "Norlevo" e "Levonelle", i due nomi commerciali del farmaco in Italia. I numeri sono decisamente più alti nelle farmacie che effettuano frequentemente la turnazione notturna (6 tra centro città e periferia) con la cessione media di 10-12 pillole del giorno dopo al mese. Le rimanenti ne vendono una o due ogni 30 giorni. Il calcolo è presto fatto: solo all'interno dei confini comunali vengono acquistate circa 80 pillole, che in un anno fanno (al netto del fisiologico calo estivo) più o meno 900, quasi tre ogni 24 ore.
Al di là delle singole correnti di pensiero – la discussione tra favorevoli e contrari è sempre piuttosto accesa – c'è però da considerare l'estrema disinformazione e avventatezza da parte dei giovani riguardo a queste tematiche. Sono gli stessi farmacisti cosentini a raccontarlo attraverso la loro esperienza, in particolar modo quella notturna. Un esempio è a dir poco illuminante. Capita spesso, infatti, che si presentino ragazzine ansiose di acquistare un test di gravidanza prima ancora della "pillolina magica". Un'evidente assurdità per chi è del mestiere, perché non è possibile dimostrare a poche ore di distanza dal rapporto sessuale non protetto se l'ovulo femminile sia stato fecondato o meno.
Altro dato interessante, anche se piuttosto scontato, è il seguente: più del 60% degli acquisti avvengono durante il fine settimana, quando i ragazzi (molti dei quali studenti universitari) si danno alla pazza gioia. L'età media delle ragazze che entrano nelle farmacie bruzie è compresa tra i 18 e i 24 anni. I numeri delle vendite, secondo alcuni farmacisti, sono sostanzialmente in linea con quelli degli ultimi anni, senza particolari oscillazioni, se non per il fatto che sembrano comunque aumentati gli "ingressi" di giovanissime.
Il trend di crescita è confermato in ambito ambito nazionale. Il Ministero della Salute ha recentemente registrato un deciso incremento – pari al 4% in più rispetto al 2010 – dell'utilizzo di pillole del giorno dopo. È stato del resto accertato (grazie a una campagna condotta dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia) che quasi 180mila adolescenti abbiano utilizzato il farmaco nel corso dell'anno passato. Più della metà di queste ragazze hanno meno di 20 anni.
Giovanissima età, disinformazione, eccessiva curiosità, scarsa attenzione delle famiglie di provenienza e delle istituzioni, consapevolezza frammentata. Un mix esplosivo e difficile da gestire se non si agisce subito, con interventi educativi incisivi dedicati a tutti i nostri ragazzi.
 nel contesto della notizia appare pure un trafiletto con un appello di Padre Fedele dal titolo: "Duemila aborti all'anno L'ex frate inorridisce di fronte alla «strage»" scrive gazzetta del sud: "L'ex frate Fedele Bisceglia è scandalizzato dal numero degli aborti praticati in provincia. «In merito all'aberrante notizia – scrive il noto missionario – purtroppo è calato il sipario del silenzio."
E nel trafiletto si dibatte sul problema se la vita cominci nel momento stesso del concepimento oppure in seguito, e a questa domanda penso abbia dato una risposta il mio amico Davide la Rosa rifacendosi al levitico ma nello stesso tempo utilizzando basi scientifiche nel suo fumetto

a

CALABRIA, SCOPELLITI E FAMIGLIA ALL’ATTACCO DEL COLONNELLO ANTIMAFIA

Di Enrico Fierro sul fatto quotidiano del 22/02/2012

Spezzeremo le reni al colonnello.
Per la prima volta un intero Consiglio regionale si riunirà per approvare un documento di condanna contro
un ufficiale dell’Arma dei carabinieri.
Accadrà domani in Calabria per volere di Giuseppe Scopelliti, governatore e padre padrone del Pdl.
Nel mirino degli attacchi e di un “dossier” che lo stesso Scopelliti presenterà al Consiglio, il colonnello Valerio Giardina, per anni comandante del Ros della città dello Stretto.
Si tratta dell’uomo che ha catturato il superlatitante Pasquale Condello, che da queste parti chiamavano non a caso il “Supremo”, tra i più temuti capi della ‘ndrangheta.
Di mafiosi che latitano da anni indisturbati nelle loro case di Reggio e negli anfratti dei paesi della Calabria, il colonnello ne arresta 16 prima di mettere le manette a un altro big-boss,PeppeMorabito, capo della mafia di Africo.
TANTI successi, sempre accompagnati dagli applausi e dai comunicati di apprezzamento “prestampati” dei politici calabresi.
Ma è quando il colonnello mette le mani sul verminaio reggino dei rapporti tra politica e mafia, quando
parla delle relazioni pericolose di Giuseppe Scopelliti, che cominciano i suoi guai.
L’inchiesta, coordinata dal pm Giuseppe Lombardo, si chiama “Meta”.
Mille pagine che raccontano la pax mafiosa a Reggio e soprattutto i rapporti mafia, massoneria, comitati d’affari e politica.
Un lavoro straordinario che porta ad arresti e a un processo che venerdì ha vissuto la sua udienza clou.
Giardina risponde alle domande del pm Giuseppe Lombardo e del presidente Silvana Grasso.
Ricostruisce le fasi dell’inchiesta e il nuovo “modello Reggio” costruito dopo l’accordo tra le maggiori famiglie di mafia.
La città, dice Giardina, è governata da una lobby “affaristico-massonica in cui ci sono i vertici delle cosche e della politica”.
Giuseppe Scopelliti e suo fratello Consolato, detto Tino, ne farebbero parte a pieno titolo.
“Abbiamo documentato –prosegue il colonnello –i rapporti di Scopelliti con i vertici delle cosche di Villa San
Giovanni e Reggio Calabria”.
Rapporti che spiegano la partecipazione di Scopelliti, allora sindaco della città, al pranzo per i cinquant’anni di matrimonio dei genitori dei fratelli Barbieri il 15 ottobre 2006.
I CARABINIERI filmano l’auto di scorta del sindaco che entra in un ristorante di Villa e Scopelliti che brinda.
Poi intercettano Cosimo Alvaro, figlio di Domenico, re della ‘ndrangheta di Sinopoli e pezzo da novanta della mafia calabrese, vantarsi della presenza del sindaco e dei politici. “La presenza di Scopelliti – dice nell’udienza Giardina – ci ha sconcertati e ha creato allarme”.
Nell’inchiesta “Meta” c’è una intercettazione tra gli imprenditori Barbieri e Franco Labate, che documenta l’attivismo del fratello del sindaco nella spartizione degli appalti comunali.
Perché “i soldi –dice Barbieri – se li sta prendendo il fratello del sindaco, quello che si è riempito la mazzetta, quello
che si è preso la pila”.
I registi della lobby, secondo Giardina, sarebbero l’avvocato Giorgio De Stefano e Paolo Romeo.
Il primo è il cugino di Paolo De Stefano, il big-boss della ‘ndrangheta reggina ucciso nella prima guerra di mafia,
il secondo è un ex deputato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Le dichiarazioni del colonnello hanno scatenato un fuoco di fila da parte del centrodestra calabrese e nazionale.
Ha iniziato il governatore Scopelliti: “Il colonnello Giardina ha dimostrato di non essere un uomo delle istituzioni, nelle sue esternazioni sembra un rappresentante dell’opposizione politica”. Maurizio Gasparri
minaccia: “Agiremo ai massimi livelli per capire se c’è una cabina di regia che alimenta una stagione
di veleni contro Scopelliti”.
Anche Angelino Alfano esprime la sua solidarietà, ma è il senatore Antonio Gentile, membro della Commissione
antimafia, il più feroce.
Chiede ai vertici del Pdl di organizzare una manifestazione nazionale a favore di Scopelliti, “che rischia di essere dilaniato dall’opinione pubblica”.
Una ingiustizia, perché “con Scopelliti abbiamo costruito liste immacolate, pulite”.
Ha la memoria corta, il senatore, e dimentica i due consiglieri regionali della maggioranza arrestati per mafia e un terzo finito nei guai per corruzione elettorale.
Per questi fatti gravissimi nessuno ha pensato mai di riunire la massima assemblea regionale.
Guai a chi indaga sui rapporti tra mafia e politica, carabinieri e pm vanno applauditi certo, ma solo quando ammanettano boss e picciotti dell’ala militare della ‘ndrangheta.
Al pm Lombardo, che indaga sulla politica, il 4 settembre scorso arriva un “caloroso consiglio” da parte di un
avvocato.
“Dottore lei sta dando fastidio, stia attento e quando fa una inchiesta si faccia affiancare da un suo collega”. Un mese dopo viene fatto trovare un pacco bomba sotto l’auto
del magistrato.
C’è anche un biglietto: “È tutto pronto per la festa”

sabato 11 febbraio 2012

Quei socialisti alla conquista del Pd

Il neonato gruppo del Pse punta a rosicare soazi all’interno dei Democratici

di Saverio Paletta su calabria ora del 11/02/2012

Le indiscrezioni volano.
Perché, si sa, in politica i segreti sono, quasi per definizione, di Pulcinella.
Nulla di strano, allora, che Il foglio di Giuliano Ferrara, notoriamente più berlusconiano del Giornale, venga a sapere cose “di sinistra”.
Che più di sinistra non si può, nemmeno sotto sforzo.
Ma c’è chi sulle indiscrezioni ama giocare d’anticipo.
Persino in provincia.
Non è un caso, sebbene per gli osservatori più disattenti, potrebbe averne l’aria, che nel consiglio comunale di Cosenza si sia costituito il gruppo del Pse.
Di per sé il fatto non è da prima pagina: Giuseppe Mazzuca, Maria Lucente (due dissidenti del Pd candidatisi al di fuori del partito di Bersani), Enzo Paolini (che non smetterebbe nemmeno sotto tortura di rivendicare il legame col vecchio Mancini) e Giovanni Perri hanno deciso di unire le proprie forze rispolverando la sigla manciniana.
È solo pruderie cosentina con retrogusto vintage?
Difficile credere.
Soprattutto, se si considera l’iperframmentazione della precedente consiliatura.
Semmai è più facile intuire che la pattuglia di consiglieri di minoranza abbia captato alcuni venti romani e non solo e abbia deciso di sincronizzarvisi per tempo.
Cioè fino a quando la crisi del Pd calabrese darà abbastanza spazi di manovra.
È il caso di tornare alle indiscrezioni de Il Foglio.
Che riferisce di un progetto, tuttora in itinere, portato avanti da un gruppo di bersaniani di provata fede del calibro di Stefano Fassina, il responsabile dell’economia del Pd, del già d’alemiano e attuale responsabile alla cultura Matteo Orfini e di Andrea Orlando, il responsabile alla giustizia.
Il progetto, guarda caso, è riferito alla riscrittura del codice genetico del Pd in chiave socialdemocratica.
In altre parole, a una marcatura del modello socialdemocratico (il Pse, per capirci) che non deluda troppo i centristi.
Il tutto dovrebbe essere spiegato in un seminario, rigorosamente a porte chiuse, che si terrà a Roma i primi di marzo.
Niente suggestioni terzopoliste, quindi.
Il Pd, con questa trovata, vorrebbe puntellarsi a sinistra.
E a Cosenza che accadrebbe?
Finora D’Attorre non ha fatto trapelare nulla sulla propria strategia.
Si è limitato a esibire un’attitudine inclusiva: non vuole più egemonie territoriali e sarebbe pronto a spalancare le porte.
Ecco che la trovata del Pse a Palazzo dei Bruzi potrebbe avere una sua funzionalità.
Innanzitutto, perché il capogruppo, Giuseppe Mazzuca, è ancora tesserato nel Pd.
Poi perché questo nuovo gruppo potrebbe risultare attrattivo, nella minoranza, di altri esponenti, che per un motivo o per l’altro, continuano a reggere “monogruppi”.
Potrebbe, per dirne uno, essere il caso di Giovanni Cipparrone.
Ma il punto vero è un altro: un gruppo consistente di consiglieri comunali guidato da un tesserato del Pd è quasi una corrente.
Che, al momento opportuno, sarebbe in grado di inserirsi nella dialettica interna al partito.
E gli spazi, in un Pd che mira a riprendere il suo ruolo nel territorio, ci sarebbero.
Se le cose stanno così, la partita si annuncia delicata e non priva di colpi di scena.

Vademecum


Sul Corriere della Calabria n° 35
Vademecum
Ricordare al neo commissario del Pd D'Attore che il partito, in Calabria, ha bisogno di energie fresche e non di vecchi arnesi della politica che tentano di rientrare dalla finestra dopo aver sbattuto la porta

venerdì 10 febbraio 2012

Principe: c’è una nuova coscienza

Pd, intervista al capogruppo che definisce positivo l’approccio di D’Attorre


di Antonio Cantisani su calabria ora del 10/02/2012


 Il Pd calabrese riprende la marcia: oggi l'assemblea dei circoli alla presenza del neo commissario D'Attorre e del coordinatore nazionale Migliavacca.
Ecco il partito del futuro secondo il capogruppo democrat alla Regione Sandro Principe.
Presidente Principe, lei ha già incontrato il nuovo commissario del Pd, D'Attorre. Che impressione le ha dato?
«L'impressione è assolutamente positiva: incontrandolo ne ho tratto la convinzione che possiede capacità di visione generale, tipica degli studiosi di scienze umanistiche. Nel presentarsi alla stampa D'Attorre ha rilasciato dichiarazioni in cui ho ritrovato alcuni concetti contenuti nella mia modesta dichiarazione di benvenuto. Mi ha colpito positivamente la sua volontà di voler costruire un Pd calabrese che elabori un progetto di sviluppo della regione quale contributo importante per le politiche meridionaliste che il Pd nazionale deve portare avanti, nella certezza che la crescita del Mezzogiorno è decisiva per il rilancio dell'intero Paese. Per il Pd
calabrese il potenziamento delle infrastrutture, il rilancio del porto di Gioia Tauro, la sicurezza e l'emergenza lavoro, la tutela del paesaggio e dell'ambiente, la valorizzazione dei beni culturali e gli investimenti in innovazione sono decisivi per lo sviluppo della regione. Le proposte per dare soluzioni a queste come ad altre
questioni possono essere utili non solo alla Calabria, ma al Mezzogiorno e all'intero Paese. Inoltre, condivido pienamente l'esigenza di valorizzare le risorse umane ricche di esperienza, di cui è dotato il Pd calabrese, per metterle a disposizione del partito e, quindi, del necessario processo di selezione di una nuova classe dirigente, attrezzata e capace, di cui non può far a meno un grande partito che guarda al futuro. Ho sempre sostenuto che le generazioni si debbono prendere per mano e camminare insieme. Rappresenta, infatti, un'autentica stupidità favorire o praticare il conflitto generazionale. I giovani hanno bisogno dell'esperienza di chi ha condotto tante battaglie, così come i dirigenti maturi debbono avere la consapevolezza che il futuro è rappresentato da una nuova generazione di dirigenti».
A suo giudizio, il neo commissario da dove deve ripartire? I nodi essenziali sono congressi e tesseramento...
«Deve ripartire dal confronto sulle idee, sui programmi e sui progetti, in quanto senza lo studio, l'approfondimento e la verifica delle rispettive posizioni non si raggiunge una feconda sintesi programmatica e, quindi, l'obiettivo di far capire ai calabresi come il Pd vede la Calabria del futuro. Pertanto, va favorito un congresso di contenuti, poiché è la politica delle cose che deve selezionare la classe dirigente. Quanto al tesseramento basta applicare le regole statutarie».
Non c'è il rischio di una stagione congressuale troppo vicina alla scadenza elettorale?
«Se il riferimento è alle imminenti elezioni amministrative, il problema non sussiste, in quanto sono convinto che il partito si impegnerà unitariamente per tornare a vincere nei Comuni dove si vota. Se il riferimento è alle elezioni politiche penso che il partito calabrese deve dare il suo contributo per raggiungere l'obiettivo primario e cioè la modifica dell'attuale inqualificabile legge elettorale, per restituire agli elettori il diritto costituzionale di scegliere i propri rappresentanti».
E le primarie, che alcuni giorni fabig del Pd nazionale avrebbero rilanciato?
«Le primarie sarebbero inevitabili se sciaguratamente rimanesse in vigore il “Porcellum”. Ma questa è una subordinata: ubbidendo alle migliori regole della politica, mi consenta di non prenderla in considerazione. Salvo a pensare, giustamente, alle primarie per scegliere i candidati nei collegi uninominali, se la riforma
elettorale dovesse andare in questa direzione».
Naturalmente il lavoro del commissario dipende molto dall'atteggiamento che terrà il partito calabrese: secondo lei cosa si deve fare per evitare gli errori del passato?
«Le risposte che le ho dato alle precedenti domande sono più che sufficienti per comprendere quale spirito deve muovere dirigenti e militanti per aiutare il commissario nell'opera di rilancio del Pd, per restituirlo alla sovranità dei calabresi munito di un progetto politico-programmatico, di una efficiente organizzazione
sul territorio e in grado di svolgere al meglio nelle istituzioni il ruolo di governo o di opposizione conferitogli dagli elettori».
Oggi l'incontro con i circoli, alla presenza del coordinatore nazionale Migliavacca: l'ultima volta di un’iniziativa di questo genere, nell’estate scorsa, non ha prodotto gli esiti sperati...
«L'incontro è stato molto partecipato e da esso sono scaturiti anche indirizzi politici, programmatici e organizzativi importanti e, a mio modesto avviso, tuttora di attualità. Certo bisogna riconoscere che si è registrata una collettiva responsabilità nella loro mancata attuazione. Sono convinto tuttavia che oggi sussiste una consapevolezza del ruolo insostituibile del Pd per il funzionamento delle istituzioni e per lo sviluppo della società calabrese. Colgo, altresì, una maggiore determinazione a far bene con il contributo di tutti; e ancora, la consapevolezza della necessità di un Pd plurale, per il quale questa pluralità ricondotta a sintesi può rappresentare una grande forza propulsiva più che una debolezza. La forte e rinnovata attenzione del Pd nazionale per la Calabria mi piace considerarla come una conferma della centralità della questione meridionale per il nostro partito».

giovedì 9 febbraio 2012

E il Pd fa quadrato su Rende

I big del partito riuniti per elogiare il modello politico d’oltre Campagnano

di Saverio Paletta su Calabria ora del 9/2/2012

Il Pd fa quadrato su Rende. Che la cittadina d'oltre Campagnano sia, come recita il titolo del convegno svoltosi ieri pomeriggio nel Museo del presente, colta, operosa e dinamica si sapeva già. Come si suol dire, non fa notizia. Fa notizia, e non poca, il tavolo dei relatori, attorno e di fronte al quale si sono seduti, dopo tanti mesi di gelo, tutti i dirigenti democrat della provincia. Compreso Mario Oliverio.




Il che, se ce n'era bisogno, ha ribadito quale sia il reale baricentro politico del centrosinistra dell'area urbana. Oltre al presidente della Provincia, con la moderazione del sindaco Vittorio Cavalcanti, sono intervenuti il consigliere regionale Mario Maiolo, Elvira Russo, la presidente della Bt-Ics, Ferdinando Morelli, il presidente
del Parco industriale di Rende, Carlo Tansi, il presidente del Rotary rendese, Natale Mazzuca, il presidente dell'Ance di Cosenza, Giuseppe Gaglioti, il presidente della Camera di commercio di Cosenza e Giuseppe Aieta, nella veste di sindaco di Cetraro.




Tre ore di dibattito serrato per elogiare il sistema rendese, presentato come un'eccezione nel Sud e non solo. Su tutti, in tal senso, sono spiccati Gaglioti e Aieta. Il primo, autore di un intervento tutto dati e cifre, si è basato sul pil: «Quello di Rende è di 16.000 euro annue pro capite. 3.000 euro in più del resto della Calabria e 1.000 euro in meno del resto d'Italia». Il secondo, invece, ha introdotto il tema della legalità, partendo dalla sua Cetraro: «Ringraziamo le forze dell'ordine e il prefetto perché con i
loro interventi consentono a noi sindaci di amministrare e ai sacerdoti di pregare». Una frase generica che acquista il suo vero significato se la si confronta con un’altra esternazione dello stesso Aieta: «Per me, umile sindaco di paese, il periodo di formazione passato a Rende è stato una scuola». Rende pure come modello di legalità, quindi. C’è solo questo? Certo, anche la società civile ha fatto la sua parte. Soprattutto Carlo Tansi, che ha parlato di cultura dell’urbanità, che a Rende avrebbe un forte epicentro. O Natale Mazzuca, che ha esposto il punto di vista dei costruttori. Anche l’edilizia rendese, impostata su piani regolatori collaudati e gestiti con una certa rigidità, è un modello. Che ha reso la città attrattiva rispetto ad altre realtà. Il modello
di una Rende “triveneta” continua ad esercitare le sue suggestioni. Politiche e non. Anche a prescindere dalle attività investigative in corso. Alle quali, con un intervento denso nei contenuti ma sottile nelle forme, si è riferito Mario Maiolo. «Noi siamo qui per essere vicini a Rende», ha detto con il suo solito aplomb british l’ex
assessore regionale. Il cui messaggio, tuttavia, risuona tosto: «Dobbiamo tenere alti gli argini». Come a dire che nessuno è perfetto. Infatti, ha proseguito Maiolo, è vero che Rende è un modello, «capace persino di anticipare le linee di sviluppo più importanti». Ma è vero pure che lo sviluppo, «più è veloce e più rischia di essere poco governato». Quindi la risposta sta nella politica e, soprattutto, «in un corretto rapporto tra questa, l’informazione e la comunicazione», per evitare «assedi come quello che Rende sta subendo in questi giorni». Come a dire che se Rende è attaccata c’è chi la difende. E i difensori della cittadella hanno parlato.


martedì 7 febbraio 2012

«Il Piano casa? È devastante»

Servizi di Saverio Paletta su Calabria Ora del 7/2/2012

L’allarme del gruppo: si torna alla vecchia edilizia selvaggia

Altra conferenza stampa, altra polemica.
Ieri è toccato al Piano casa 2, passato ai raggi x dal poker di consiglieri regionali cosentini del Pd durante l’ormai consueta conferenza stampa all’hotel San Francesco di
Rende, chéz Sandro Principe.
Che, come sempre, ha fatto gli onori di casa.
Con lui, sono intervenuti Mario Maiolo, Carlo Guccione e Mario Franchino.
Molti i profili critici evidenziati dai quatto consiglieri.
Innanzitutto quello politico, evidenziato da Principe: «Noi abbiamo fatto una battaglia per limitare i danni che la
maggioranza vuole provocare al territorio», ha esordito il capogruppo democrat.
Una battaglia, la loro, condotta a suon di emendamenti per correggere quella che, secondo i quattro, è una liberalizzazione selvaggia dell’edilizia camuffata da deroga.
«In questo modo - ha proseguito Principe - si rischia di tornare all’edilizia senza regole degli anni ’60 e ’70,
quando i Comuni facevano quel che volevano».
Due i pericoli: «Il nostro territorio», ha incalzato Principe, «è costituito in larga misura da piccoli Comuni che si barcamenano tra molte difficoltà e sono preda facile della speculazione».
Da ciò «il rischio di sventrare i nostri centri storici, che sono la vera ricchezza della nostra regione, e di mettere a dura prova la gracilità idrogeologica del nostro territorio».
Dalla politica all’ambiente, si è visto, il passo è breve.
Già, perché l’aumento della volumetria consentito sugli immobili residenziali sarebbe eccessivo: il 20% in più. Mentre, per la riconversione delle aree industriali, sarebbe consentito trasformare in residenziale il 50% delle strutture preesistenti.
Con un esito potenziale dai risvolti inquietanti: «In tal modo si offrirebbe la scorciatoria per il riciclaggio dei capitali sporchi - ha specificato Mario Maiolo - soprattutto stando a quanto abbiamo appreso dal presidente nazionale dell’Ance in commissione Antimafia: oggi per costruire basta registrare una srl alla Camera di Commercio.
Le possibilità lasciate dal Piano casa ai malintenzionati sono davvero troppe».
Sempre a proposito di commissioni e dietrologie, è stato abbastanza tosto l’intervento di Mario Franchino:
«Noi abbiamo discusso il Piano casa 2 nella quarta commissione regionale (Ambiente e assetto del territorio)
assieme alla legge urbanistica regionale. A un certo punto abbiamo smesso di discutere della legge urbanistica e abbiamo proseguito col Piano casa».
Il quale, ha ribadito Principe, «è una legge urbanistica. Approvarlo significa svuotare la legge generale».
Per Carlo Guccione «altri sarebbero stati gli interventi da approvare. Ad esempio il piano per l’edilizia popolare, che sta subendo troppi rinvii a causa del centrodestra. A che serve allora il Piano casa?».
Tanto più, ha proseguito Guccione, «che il primo Piano casa, approvato ad agosto 2010 è arrivato a scadenza senza trovare applicazione».
Ma qual è l’alternativa? E, soprattutto, in cosa consistono gli emendamenti rifiutati? «Noi avevamo proposto il
limite di 1.000 metri cubi per l’aumento del 20% di volumetria», ha spiegato Principe.
A rifiuto avvenuto «non resta che promuovere un ricorso davanti alla Consulta, com’è avvenuto per il Piano casa della Sardegna e rivolgerci all’Anci».
Forse è poco come rimedio e potrebbe essere troppo tardi.

«Uccideranno il centro storico»


Il Pd contro il Piano casa: «Servirà solo agli speculatori immobiliari»


Dietrologi? Forse.
Allarmisti, quasi di sicuro.
Ma i quattro consiglieri cosentini di palazzo Campanella hanno voluto ribadire due cose, ieri mattina, nel denunciare il piano casa 2 approvato dal consiglio regionale.
Innanzitutto che, come ha spiegato Sandro Principe «noi non facciamo un’opposizione pregiudiziale ed ideologica» e, in secondo luogo, che, ha proseguito il capogruppo, «noi denunciamo dopo aver provato ad
emendare».
Inutilmente, va da sé.
Oltre Principe, nella consueta location dell’hotel San Francesco di Rende, c’erano Mario Maiolo, Carlo Guccione e Mario Franchino.
Ma cos’ha di tanto sbagliato il piano casa 2? «Liberalizza eccessivamente la possibilità di operare modifiche sugli immobili: concede ai privati di aumentare del 20% la volumetria degli immobili, senza controlli o vincoli», come ad esempio «il tetto di 1.000 metri cubi che avevamo proposto nel nostro emendamento», ha proseguito Principe.
Con un rischio enorme: «La discrezionalità concessa ai comuni è enorme. Si pensi a quel che potrebbe accadere ai nostri centri storici, che sono oggetto di molti interventi da parte dei privati. Per tacere dei rischi dovuti alla gracilità del territorio».
La vicenda dei mancati emendamenti merita un approfondimento a sé.
Fatto da Mario Franchino: «Abbiamo discusso il piano casa nella Quarta commissione (Ambiente e territorio, ndr) assieme alla legge urbanistica regionale. A un certo punto, la legge è “sparita” ed è rimasto il piano».
Un piano che, ha ripreso Principe «È una legge urbanistica vera e propria che rischia di rendere inutile quella vera». Ben altre sarebbero state, secondo Carlo Guccione, le esigenze immobiliari: «Per colpa del centrodestra l’edilizia sociale è bloccata dal 2010».
Quell’edilizia di cui si dovrebbe occupare l’assessorato dei Lavori pubblici, «che invece ha sostenuto il piano casa 2 dopo che è fallito il primo».
Mario Maiolo ha sollevato il problema della legalità: «Il rischio, con una deregolamentazione così spinta, è di incentivare gli speculatori. Si pensi alle possibilità di riciclare capitali sporchi offerte in tal modo ai malintenzionati».
Sempre Principe ha segnalato un ulteriore pericolo: «Il potere dato ai comuni è troppo: di questo passo si
tornerà agli anni ‘60 e ‘70. Come allora, i nostri enti locali saranno lasciati da soli a vedersela con gli speculatori che, nei casi dei comuni più piccoli, hanno un gioco troppo facile».
I rimedi? «Noi stimoleremo il governo ad impugnare il piano casa 2 davanti alla Consulta com’è già avvenuto per il piano della Sardegna e poi ci rivolgeremo all’Anci perché sia di stimolo ai sindaci, che potrebbero rivelarsi un baluardo della democrazia sul nostro territorio».
Già: un territorio «che ha subito troppo nelle sue bellezze, come i centri storici e le coste, che hanno subito un vero e proprio massacro e ora potrebbero subirne un altro».
Ma ricorrere all’Anci potrebbe essere un’arma spuntata.
Come accade quando alla politica resta solo la buona volontà.

lunedì 6 febbraio 2012

A ben donde l'on. Sandro Principe è preoccupato

Nell'articolo di Antonio Cantisani su Calabria ora del 1/2/2012 dal titolo Principe accusa: sarà un massacro inteso naturalmente come quello del territorio, il capogruppo alla regione Calabria in quota Pd esprime tutta la sua preoccupazione per il cosiddetto “Piano Casa 2” dichiarando che «Il centrodestra vuole far passare il cosiddetto “Piano Casa 2” per un provvedimento in grado di rilanciare il settore edilizio e l’economia calabrese, poiché esso consente un aumento generalizzato della volumetria oggi esistente pari al 20%. Si tratta di una misera illusione, in quanto questa legge, per le sua farraginosità, sarà di difficile attuazione e, comunque, ove mai essa producesse l’effetto voluto, ciò comporterebbe un vero e proprio massacro del territorio e, dunque, un esito catastrofico per l’economia calabrese poiché si darebbe un colpo finale al turismo regionale».
E ha ben donde di essere preoccupato l'on. Sandro Principe, poiché basta vedere come qualche persona nel centro storico di Cosenza abbia iniziato un suo personalissimo  “Piano Casa 2” trasformando nel già fragile centro storico di Cosenza i suoi balconi in "giardini d'inverno"


 Figurarsi gli abusi se dovesse passare la legge.

sabato 4 febbraio 2012

La senatrice si dà ai libri e racconta la lotta delle donne

di Maria Dora De Caria su Calabria ora del 4/2/2012

“Care ragazze. Un promemoria”, è il titolo del libro della senatrice Vittoria Franco, presentato ieri nella sala Tokio del Museo del presente di Rende.
Un evento al quale hanno partecipato, oltre all’autrice ovviamente, il sindaco Vittorio Cavalcanti, il consigliere regionale del Pd, Sandro Principe, l’assessore al Welfare del Comune di Rende, Maria Francesca Amendola, la docente di Storia della filosofia dell’Unical, Giuliana Mocchi e Cinzia Gardi, giornalista nonché moderatrice dell’intero evento.
La donna, i suoi orizzonti e soprattutto la sua importanza.
Di questo ci parla questo libro, particolare, che ricorda i passi importanti svolti dal ruolo della donna nel tempo, ma soprattutto sottolinea l’importante giornata del 13 febbraio 2011, in cui le donne sono scese
in piazza con orgoglio a rivendicare i loro diritti.
«Ho sentito il bisogno di scrivere questo libro - afferma l’autrice - perché mi sono accorta che il mio orizzonte non era più sufficiente, perché era come se qualcosa mi stesse portando indietro, ad orizzonti già passati e conquistati. Per questo credo che bisogna costruire orizzonti nuovi per le donne, senza ovviamente perdere quelli già conquistati».
Inoltre, a ribadire l’importanza della figura femminile, è stato anche il sindaco Cavalcanti, che, dopo essersi
complimentato con l’autrice, ha affermato come questo libro metta in risalto il ruolo delle donne, dopo un periodo in cui l’immagine di quest’ultima è stata “violentata” da varie circostanze che di certo la donna non poteva accettare e sicuramente meritare.

“Io e il boss: quando da piccoli giocavamo assieme”

di Fabrizio d’Esposito sul fatto quotidiano del 04/02/2012

Nino D’Angelo racconta e mima. Si stende sul divano di casa sua, con le mani dietro la testa, e rivela: “Le nostre case erano nella terra dell’aeroporto. Io e lui scavalcavamo il filo spinato e ci coricavamo sull’erba per guardare in cielo. Ci facevamo “passare” i Boeing addosso. Era uno spettacolo”. Sulla Cassia a Roma cadono fiocchi enormi di neve. Il cantautore napoletano, l’ex caschetto biondo padre di tutti i neomelodici, è reduce dalla prima nella Capitale del suo nuovo spettacolo: “C’era una volta... un jeans e una maglietta”, all’Ambra Jovinelli fino al 12 febbraio. La scena che sta descrivendo risale a quasi mezzo secolo fa. Nino è un
bambino che vive a Casoria, appena oltre l’ultimo quartiere a nord di Napoli, San Pietro a Patierno. La terra dell’aeroporto di Capodichino. “Io e lui”: due ragazzi di strada. Da grandi uno diventerà cantante, l’altro boss di camorra.
Vi siete più rivisti?
Quattro o cinque anni fa dal barbiere a Capodichino, come due clienti normali. Parlammo del Napoli, poi lui
mi chiese delle canzoni scritte dai camorristi in carcere. Allora ero direttore artistico della festa di Piedigrotta. Io selezionavo i testi, ma senza sapere dichi fossero, tutti in forma anonima.
Anche lui aveva scritto una canzone?
No, ma voleva sapere perché nessuno di questi testi avesse superato la selezione.Io gli risposi che tutti i detenuti scrivono la stessa cosa.
Cioè?
N’auciello che vola, un uccello che vola, è l’immagine più ricorrente. Ma tutti si credono di avere scritto una cosa originale. Lui continuava a parlare e io mi distraevo guardandolo, andavo con la testa al passato.
Le corse all’aeroporto.
E le partite a pallone nel nostro caseggiato di palazzine. Eravamo fortissimi tutti e due. Io mezza punta e lui mediano. Ritornando alla sua vita di boss, ricordo che gli chiesi: “Tu queste cose da piccolo non le facevi. Perché adesso sì?”. La sua famiglia campava normale, brava gente.
Che cosa rispose?
Voleva avere le stesse possibilità degli altri: comprarsi la macchina, permettersi il lusso. Mi diede l’impressione di un ribelle, persino di un comunista. Un ribelle con le risposte sbagliate. Andai a casa e composi una canzone al pianoforte, che oggi fa parte del mio ultimo album, “Tra terra e stelle”.
Da allora?
L’hanno ammazzato, l’ho saputo dal telegiornale. Mi è dispiaciuto, perché la morte non si augura a nessuno.
Il tuo primo 45 giri è la storia di uno scippatore. Un delinquente minorenne che ruba per sfamare la famiglia e alla fine viene perdonato dalla signora scippata e dai carabinieri.
Bisogna sempre distinguere tra guagliune e mieza ‘a via e guagliune ‘e malavita. Ragazzi di strada e ragazzi di malavita. I primi camminano su un filo, possono sbagliare perché non hanno alternative. I secondi sono persi.
Da ragazzo di strada ti sei salvato.
Sono stato fortunato a incontrare persone che mi hanno spronato a cantare. Una di queste, avevo tredici anni, un giorno tracciò una linea bianca per terra e mi diede i soldi per non superarla.
Che c’era dall’altra parte?
La delinquenza, la camorra. Il male non si gestisce mai, figuriamoci a quell’età. E solo oggi che vivo bene, che sono sazio, comincio a capire le ingiustizie di allora.
La malavita, come racconti nel tuo spettacolo, una sorta di signor N sulla tua carriera, l’hai solo cantata.
Erano gli anni Settanta e la fine del festival di Napoli fece sparire la canzone classica. Si sopravviveva con testi
che gli autori scrivevano copiando i titoli della cronaca nera, da “Calibro 9”a“Cella 17”
Si “facevano ”i matrimoni per guadagnare all’inizio.
In un giorno cantavo anche a dieci matrimoni. Sì, capitavano banchetti di camorristi, ma questo lo capivo dopo. Erano gli impresari a dirmi dove andare e io andavo.
Il tuo caschetto biondo è stato il capostipite dei neomelodici.
Poi io ho sviluppato un’altra strada, i neomelodici invece sono finiti già dieci anni fa. Spremuti e usati.
Anche oggi che sei stato sdoganato dalla critica nelle tue canzoni c’è l’ossessione dei ragazzi che sbagliano.
Quando lo Stato non c’è, la camorra diventa un’assistente sociale. E se qualcuno commette un’illegalità, lo Stato molte volte fa finta di non vedere perché sa di avere torto. Ci vorrebbero 500 mila Saviano per denunciare e abbattere il Sistema.
Mario Merola, di cui sei stato “figlio”ribelle, disse che sei andato via da Napoli perché non avevi le palle per dire di no a qualcuno.
Lasciamo stare Merola. Io sono scappato perché una mattina la camorra mi ha sparato sui vetri di casa e mi sono sentito offeso.
Quando è successo?
Dopo il primo Sanremo, nel 1987. Mia moglie andò subito a denunciare tutto.
Che volevano?
Erano cani sciolti, volevano soldi. Mia moglie, coi nostri figli, si trasferì a Roma. Ma io, cinque giorni alla settimana, vivo a Napoli. Non posso fare a meno di questa città e non mi sono mai messo paura.

venerdì 3 febbraio 2012

«La piscina del parco deve entrare in funzione»

Dopo la risposta dell'assessore Carmine Vizza in merito alla questione della piscina nel parco fluviale nel centro storico di Cosenza risponde a sua volta Marco Ambrogio consigliere al comune di Cosenza in quota Pd sulle colonne di Calabria ora del 3/2/2012

«La piscina del parco deve entrare in funzione»

Un pressing sul sindaco Occhiuto arriva anche dalle fila del Pd.
Oggetto del contendere è, stavolta, la piscina in corso di realizzazione nell'ambito del parco acquatico.
A chiedere lumi sul mancato funzionamento dell'opera è il consigliere Marco Ambrogio, il quale lamenta, innanzitutto, di non ricevere adeguate risposte alle sue interrogazioni.
«Tale impianto - ricorda Ambrogio - fu inaugurato a conclusione lavori alla fine della scorsa legislatura», perciò i fondi sufficienti a renderlo attivo si potrebbero recuperare da interventi «meno importanti» per la collettività.
Oltretutto i ritardi rischiano di aggravare, secondo Ambrogio, «la già preoccupante situazione diffusa di vandalismo che sta facendo diventare la struttura un luogo di dormitorio per senza tetto».

Problema perdita d'acqua risolto

Problema risolto, in pochi giorni, al centro storico di Cosenza dove grazie a una tubatura colabrodo sita in salita Liceo, vi era stato dopo una pioggia torrenziale, una cascata d'acqua che aveva provocato disagi a commercianti e residenti.

mercoledì 1 febbraio 2012

Principe accusa: sarà un massacro

Piano Casa, il capogruppo Pd contro il centrodestra: «Territorio a rischio»

di Antonio Cantisani su Calabria ora del 1/2/2012

«Immemori dei tragici errori del passato si continua a sbagliare modello di sviluppo, con scelte che evidenziano limiti culturali nell’affrontare problematiche complesse».
La legge regionale sul Piano casa proprio non va giù al capogruppo del Pd Sandro Principe, che ribadisce le aspre critiche al provvedimento già espresse nel dibattito in Consiglio: «Il centrodestra vuole far passare il cosiddetto “Piano Casa 2” per un provvedimento in grado di rilanciare il settore edilizio e l’economia calabrese, poiché esso consente un aumento generalizzato della volumetria oggi esistente pari al 20%.
Si tratta di una misera illusione, in quanto questa legge, per le sua farraginosità, sarà di difficile attuazione e, comunque, ove mai essa producesse l’effetto voluto, ciò comporterebbe un vero e proprio massacro del territorio e, dunque, un esito catastrofico per l’economia calabrese poiché si darebbe un colpo finale al turismo regionale».
Principe scende dei dettagli: «Per rendere comprensibile le conseguenze che potrebbe causare questa legge, si provi per un attimo ad immaginare una città in cui ogni palazzo, mediamente composto da venti appartamenti,
si espande del 20% e poco importa se questa crescita avviene operando sul corpo originario o edificando addirittura un corpo aggiunto di 4 appartamenti, per restare nell’esempio. Ci troveremmo di fronte a mostri architettonici e allo sconvolgimento del disegno urbano delle città, mentre la Calabria ha bisogno di interventi di razionalizzazione, di demolizione, per ricreare un tessuto urbano gradevole e funzionante, e di recupero e riuso dei centri storici. Invece di tutelare il territorio e il paesaggio – aggiunge il capogruppo democrat - lo si massacra definitivamente, senza preoccuparsi né del dissesto idrogeologico, né del rischio sismico, giacchè gli
interventi previsti dalla legge si potranno eseguire tramite “Scia” e, quindi, senza il preventivo controllo dei tecnici comunali e regionali. Inoltre, si delega la responsabilità della salvaguardia e della tutela del territorio solo ai Comuni, che sono soggetti più deboli dell’autorità regionale, in quanto solo le municipalità, con delibera di Consiglio comunale, possono escludere porzioni del territorio dal prevedibile massacro legalizzato perpetrabile attuando il provvedimento. Si ripete l’errore commesso negli anni 60 e 70, allorchè l’assenza di un programma urbanistico regionale, consentì ai Comuni di cedere alle lusinghe della speculazione edilizia, con gli effetti nefasti prodotti all’ambiente e al paesaggio che ci è dato di osservare».
Principe ripercorre le tappe del provvedimento e le proposte che il gruppo del Partito democratico ha avanzato prima della discussione in aula, evidenziando poi tutti i punti critici del testo varato dall’Assemblea: «Abbiamo inutilmente sostenuto che il Piano Casa avrebbe potuto produrre effetti benefici sull’economia regionale ed interventi non invasivi e deturpanti il territorio, limitando l’aumento volumetrico del 20% agli edifici unifamiliari e bifamiliari, con un volume non superiore a 1000mc e consentendo la demolizione e ricostruzione di edifici residenziali, con l’attribuzione di un premio volumetrico pari al 35%. Si constata la sostanziale inosservanza del Decreto Sviluppo, poiché invece di combattere il degrado lo si produce e, inoltre,
gli interventi previsti dalla legge possono avvenire in deroga alle altezze ed alle distanze previste dagli strumenti urbanistici e dai regolamenti comunali vigenti. A voler tacere la stranezza che il provvedimento, di chiaro contenuto urbanistico, è stato predisposto dal dipartimento dei Lavori pubblici. Attesa, infine, la impermeabilità della maggioranza a recepire ogni responsabile proposta migliorativa del testo, non ci resta che investire della problematica la presidenza del Consiglio dei Ministri, perché - conclude il capogruppo del Pd
in Consiglio - valuti la eventualità di assumere iniziative di sua competenza».

«Che fine ha fatto la piscina di Donnici?»

di Luigi Maria Chiappetta su calabria ora del 01/02/2012

Una piscina bell'e pronta da otto anni e non ancora inaugurata.
Il consigliere comunale del Pd Marco Ambrogio non ci vede affatto chiaro e si chiede il perché di tanto ritardo.
Lo fa attraverso un interrogazione indirizzata al sindaco Mario Occhiuto e al presidente del consiglio comunale Luca Morrone.
«Da otto mesi - si legge nel documento - è stata oramai completata l'opera pubblica relativa alla piscina comunale coperta del parco acquatico, e ancora non si capisce il motivo della mancata attivazione della stessa privando così, da una parte i tanti cittadini delle zone a sud della città frazioni comprese (considerato che la struttura si trova a poche centinaia di metri  dai territori di Donnici inferiore e Sant'Ippolito) che ne aspettano desiderosi l'inaugurazione, dall'altra parte l'aspettativa lavorativa di qualche giovane inoccupato che, una volta entrata a regime, l'opera potrebbe impiegare».
Ambrogio, infine passa all'attacco:  «La nuova amministrazione non ha perso tempo - conclude - appena insediata, di sbandierare la promozione di quella parte della città come il Parco fluviale, spendendo anche somme ingenti in spettacoli musicali, tralasciando poi di provvedere semplicemente alla messa in funzione di un opera di pubblica utilità già ultimata.»
(lumac)