di Saverio Paletta su Calabria ora del 9/2/2012
Il Pd fa quadrato su Rende. Che la cittadina d'oltre Campagnano sia, come recita il titolo del convegno svoltosi ieri pomeriggio nel Museo del presente, colta, operosa e dinamica si sapeva già. Come si suol dire, non fa notizia. Fa notizia, e non poca, il tavolo dei relatori, attorno e di fronte al quale si sono seduti, dopo tanti mesi di gelo, tutti i dirigenti democrat della provincia. Compreso Mario Oliverio.
Il che, se ce n'era bisogno, ha ribadito quale sia il reale baricentro politico del centrosinistra dell'area urbana. Oltre al presidente della Provincia, con la moderazione del sindaco Vittorio Cavalcanti, sono intervenuti il consigliere regionale Mario Maiolo, Elvira Russo, la presidente della Bt-Ics, Ferdinando Morelli, il presidente
del Parco industriale di Rende, Carlo Tansi, il presidente del Rotary rendese, Natale Mazzuca, il presidente dell'Ance di Cosenza, Giuseppe Gaglioti, il presidente della Camera di commercio di Cosenza e Giuseppe Aieta, nella veste di sindaco di Cetraro.
Tre ore di dibattito serrato per elogiare il sistema rendese, presentato come un'eccezione nel Sud e non solo. Su tutti, in tal senso, sono spiccati Gaglioti e Aieta. Il primo, autore di un intervento tutto dati e cifre, si è basato sul pil: «Quello di Rende è di 16.000 euro annue pro capite. 3.000 euro in più del resto della Calabria e 1.000 euro in meno del resto d'Italia». Il secondo, invece, ha introdotto il tema della legalità, partendo dalla sua Cetraro: «Ringraziamo le forze dell'ordine e il prefetto perché con i
loro interventi consentono a noi sindaci di amministrare e ai sacerdoti di pregare». Una frase generica che acquista il suo vero significato se la si confronta con un’altra esternazione dello stesso Aieta: «Per me, umile sindaco di paese, il periodo di formazione passato a Rende è stato una scuola». Rende pure come modello di legalità, quindi. C’è solo questo? Certo, anche la società civile ha fatto la sua parte. Soprattutto Carlo Tansi, che ha parlato di cultura dell’urbanità, che a Rende avrebbe un forte epicentro. O Natale Mazzuca, che ha esposto il punto di vista dei costruttori. Anche l’edilizia rendese, impostata su piani regolatori collaudati e gestiti con una certa rigidità, è un modello. Che ha reso la città attrattiva rispetto ad altre realtà. Il modello
di una Rende “triveneta” continua ad esercitare le sue suggestioni. Politiche e non. Anche a prescindere dalle attività investigative in corso. Alle quali, con un intervento denso nei contenuti ma sottile nelle forme, si è riferito Mario Maiolo. «Noi siamo qui per essere vicini a Rende», ha detto con il suo solito aplomb british l’ex
assessore regionale. Il cui messaggio, tuttavia, risuona tosto: «Dobbiamo tenere alti gli argini». Come a dire che nessuno è perfetto. Infatti, ha proseguito Maiolo, è vero che Rende è un modello, «capace persino di anticipare le linee di sviluppo più importanti». Ma è vero pure che lo sviluppo, «più è veloce e più rischia di essere poco governato». Quindi la risposta sta nella politica e, soprattutto, «in un corretto rapporto tra questa, l’informazione e la comunicazione», per evitare «assedi come quello che Rende sta subendo in questi giorni». Come a dire che se Rende è attaccata c’è chi la difende. E i difensori della cittadella hanno parlato.
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