Il neonato gruppo del Pse punta a rosicare soazi all’interno dei Democratici
di Saverio Paletta su calabria ora del 11/02/2012
Le indiscrezioni volano.
Perché, si sa, in politica i segreti sono, quasi per definizione, di Pulcinella.
Nulla di strano, allora, che Il foglio di Giuliano Ferrara, notoriamente più berlusconiano del Giornale, venga a sapere cose “di sinistra”.
Che più di sinistra non si può, nemmeno sotto sforzo.
Ma c’è chi sulle indiscrezioni ama giocare d’anticipo.
Persino in provincia.
Non è un caso, sebbene per gli osservatori più disattenti, potrebbe averne l’aria, che nel consiglio comunale di Cosenza si sia costituito il gruppo del Pse.
Di per sé il fatto non è da prima pagina: Giuseppe Mazzuca, Maria Lucente (due dissidenti del Pd candidatisi al di fuori del partito di Bersani), Enzo Paolini (che non smetterebbe nemmeno sotto tortura di rivendicare il legame col vecchio Mancini) e Giovanni Perri hanno deciso di unire le proprie forze rispolverando la sigla manciniana.
È solo pruderie cosentina con retrogusto vintage?
Difficile credere.
Soprattutto, se si considera l’iperframmentazione della precedente consiliatura.
Semmai è più facile intuire che la pattuglia di consiglieri di minoranza abbia captato alcuni venti romani e non solo e abbia deciso di sincronizzarvisi per tempo.
Cioè fino a quando la crisi del Pd calabrese darà abbastanza spazi di manovra.
È il caso di tornare alle indiscrezioni de Il Foglio.
Che riferisce di un progetto, tuttora in itinere, portato avanti da un gruppo di bersaniani di provata fede del calibro di Stefano Fassina, il responsabile dell’economia del Pd, del già d’alemiano e attuale responsabile alla cultura Matteo Orfini e di Andrea Orlando, il responsabile alla giustizia.
Il progetto, guarda caso, è riferito alla riscrittura del codice genetico del Pd in chiave socialdemocratica.
In altre parole, a una marcatura del modello socialdemocratico (il Pse, per capirci) che non deluda troppo i centristi.
Il tutto dovrebbe essere spiegato in un seminario, rigorosamente a porte chiuse, che si terrà a Roma i primi di marzo.
Niente suggestioni terzopoliste, quindi.
Il Pd, con questa trovata, vorrebbe puntellarsi a sinistra.
E a Cosenza che accadrebbe?
Finora D’Attorre non ha fatto trapelare nulla sulla propria strategia.
Si è limitato a esibire un’attitudine inclusiva: non vuole più egemonie territoriali e sarebbe pronto a spalancare le porte.
Ecco che la trovata del Pse a Palazzo dei Bruzi potrebbe avere una sua funzionalità.
Innanzitutto, perché il capogruppo, Giuseppe Mazzuca, è ancora tesserato nel Pd.
Poi perché questo nuovo gruppo potrebbe risultare attrattivo, nella minoranza, di altri esponenti, che per un motivo o per l’altro, continuano a reggere “monogruppi”.
Potrebbe, per dirne uno, essere il caso di Giovanni Cipparrone.
Ma il punto vero è un altro: un gruppo consistente di consiglieri comunali guidato da un tesserato del Pd è quasi una corrente.
Che, al momento opportuno, sarebbe in grado di inserirsi nella dialettica interna al partito.
E gli spazi, in un Pd che mira a riprendere il suo ruolo nel territorio, ci sarebbero.
Se le cose stanno così, la partita si annuncia delicata e non priva di colpi di scena.
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