Principe (Pd): per rilanciare il Sud servono infrastrutture europee, non tagli
Antonio Cantisani intervista Sandro Principe su Calabria ora del 15/01/2012
Dalla questione meridionale e calabrese plasticamente resa dalla vicenda del taglio dei treni fino alle tante emergenze sul tappeto.
Parla il capogruppo del Pd alla Regione Sandro Principe, che traccia una sorta di road map per il 2012.
Presidente Principe, il Pd e il Mezzogiorno...
«Ritengo sia giusto riconoscere che il Pd, da più tempo, sostiene che il rilancio del Mezzogiorno sia indispensabile per la ripresa economica dell’intero Paese. Lo slogan “se cresce il Mezzogiorno cresce l’Italia” non è per nulla uno spunto propagandistico, ma la consapevolezza che per aumentare il Pil dell’Italia è necessario partire dalla crescita economica delle regioni del Sud. Questa linea politica chiara ha fatto registrare evidenti passi in avanti, in termini di elaborazione e volontà politica, a partire dall’assemblea nazionale di febbraio, ed è stata confermata e ulteriormente sviluppata nel forum di venerdì scorso, che ha avuto a oggetto le politiche per il rilancio del Mezzogiorno. Non può sorgere dunque alcun dubbio sul-
la volontà granitica del Pd di considerare una priorità la questione meridionale e quindi calabrese».
L’elenco delle emergenze da affrontare però è infinito: da dove partire?
«Si avverte l’esigenza di un risorgimento della coscienza civica delle popolazioni meridionali. E invero, senza la consapevolezza che queste terre posseggono valori culturali, bellezze ambientali, potenzialità turistiche e nell’agroalimentare, capacità di elaborare innovazione e un vasto serbatoio di energie giovanili da mettere al servizio dello sviluppo, nessuna politica di sostegno, pur necessaria, proveniente dall’esterno può avere successo. Ciò significa sostenere e incoraggiare i compiti insostituibili della Chiesa, delle categorie sociali,
del mondo del lavoro e delle professioni, delle associazioni, del mondo della scuola, della cultura e della università, per partorire, attraverso un rigoroso confronto, un modello di sviluppo elaborato nelle regioni meridionali e adeguato a queste, senza commettere ancora una volta l’errore di pretendere che l’avvenire del Mezzogiorno possa avvenire importando e copiando modelli nati e sviluppatisi in altre realtà. Non v’è
dubbio però che la valorizzazione del Mezzogiorno non può prescindere dall’esigenza di romperne l’isolamento, garantendo la tranquillità delle popolazioni residenti e di chi intende investire nei nostri territori».
Ne consegue?
«Ecco dunque emergere il ruolo dello Stato, che deve liberare i nostri territori dalla presenza asfissiante della criminalità organizzata, sostenuto, in questo, dall’impegno culturale delle agenzie sociali. Lo Stato deve altresì rilanciare il completamento e l’ammodernamento delle reti infrastrutturali (autostrade, strade statali, ferrovie, aeroporti e porti) attraverso ingenti investimenti. A esempio, da più tempo sosteniamo che Gioia Tauro può e deve diventare la porta d’Oriente dell’Europa, ma viene naturale chiedersi come ciò possa avvenire senza
collegare il nostro grande porto con il resto del continente attraverso efficienti reti ferroviarie ed autostradali. Così come va sostenuta l’imprenditoria meridionale e quella nazionale o estera che ha intenzione di investire nel Sud, attraverso sane politiche di incentivi finalizzati alla crescita e alla occupazione, che non debbono più significare contributi a fondo perduto - spesso causa di azioni delittuose - ma viceversa sgravi fiscali e contributivi, onesto accesso al credito e realizzazione delle reti dei servizi necessari».
Come giudica i primi passi del governo Monti rispetto alla Calabria e al Mezzogiorno?
«Allo stato non è possibile dare un compiuto giudizio sull’impegno per il Sud e per la Calabria del governo Monti, poiché dal suo insediamento non sono trascorsi neanche due mesi. È utile rilevare, però, che l’aver affidato a un uomo come Passera un ministero che unisce le competenze per lo sviluppo a quelle per le infrastrutture ci fa ben sperare, in quanto finalmente si è compreso che il rilancio del Mezzogiorno ha
bisogno di infrastrutture moderne, di tipo europeo. Dispiace constatare, però, la disattenzione del governo sul modus operandi di Trenitalia, che non aiuta certo ad avvicinare la Calabria all’Italia e all’Europa, poiché
sta portando avanti una politica di soppressione di importanti treni a lunga percorrenza. Tuttavia sento il dovere di aggiungere che Monti, in un lasso di tempo brevissimo, ha recuperato all’Italia una grande credibilità nel contesto europeo. Ciò dovrebbe consentire al nostro governo di ottenere dall’Ue l’autorizzazione per provvedimenti di sostegno alle imprese, incentrati su sgravi fiscali e contributivi».
E le questioni del lavoro?
«In Calabria le emergenze più laceranti manifestano i primi segnali che rapidamente diventano acuti, prima di dare segnali nel resto del Paese; mi riferisco all’emergenza lavoro, con particolare riguardo ai giovani e
alle donne. Il governo Monti sembra intenzionato a confrontarsi con le parti sociali, con l’augurio che, unitamente alla “ equità protettiva”, si persegua la “efficienza regolativa e organizzativa”, che attivano investimenti e producono crescita e occupazione. In questo contesto andrebbe dato qualche segnale al Mezzogiorno e alla Calabria, prendendo in considerazione anche l’assegno minimo garantito, che in Europa è considerato fondamentale nel sistema di welfare, accompagnato naturalmente dalla formazione e dall’obbligo, per il beneficiario, di non rifiutare le opportunità di lavoro che gli venissero offerte. Il Pd calabrese si sta muovendo perché l’intero partito sia protagonista nel condurre questa battaglia di equità sociale e di civiltà, che faccia partorire un vero e proprio Piano per il lavoro, soprattutto per il Mezzogiorno e la Calabria».
In tutto questo contesto come si sta muovendo la giunta regionale?
«La luna di miele del governo Scopelliti è finita. I tanti nodi vengono al pettine e le risposte sono fievoli e inadeguate; né è pensabile continuare a coltivare il vecchio alibi che in Calabria tutto è negativo e omologabile al binomio inefficienza-malaffare. Viceversa, fatti inequivocabili dimostrano che cose positive si possono fare anche in Calabria, a condizione che si smetta con la politica degli annunci, della propaganda, dell’assistenza e dell’intervento a pioggia e ci si impegni con il duro e diuturno calvario del programmare e del governare. Sanità, trasporti, dissesto idrogeologico sono settori in cui regna la più totale confusione o l’abbandono di qualunque iniziativa. Sull’attuazione del Por Calabria si sono fatte tante belle parole, mentre è tuttora incombente il rischio di non riuscire ad impegnare le ingenti risorse disponibili: e non ci si riferisce solo ai pericoli di non realizzare le metropolitane leggere o l’Apq “Gioia Tauro”, ma al programma nel suo complesso. Peraltro è attuale il rischio che, dopo aver perso i fondi Fas, anche i fondi strutturali europei possano essere utilizzati, non in modo aggiuntivo, ma per sostituire lo Stato nella realizzazione di programmi e opere di sua esclusiva competenza».
Antonio Cantisani
Antonio Cantisani intervista Sandro Principe su Calabria ora del 15/01/2012
Dalla questione meridionale e calabrese plasticamente resa dalla vicenda del taglio dei treni fino alle tante emergenze sul tappeto.
Parla il capogruppo del Pd alla Regione Sandro Principe, che traccia una sorta di road map per il 2012.
Presidente Principe, il Pd e il Mezzogiorno...
«Ritengo sia giusto riconoscere che il Pd, da più tempo, sostiene che il rilancio del Mezzogiorno sia indispensabile per la ripresa economica dell’intero Paese. Lo slogan “se cresce il Mezzogiorno cresce l’Italia” non è per nulla uno spunto propagandistico, ma la consapevolezza che per aumentare il Pil dell’Italia è necessario partire dalla crescita economica delle regioni del Sud. Questa linea politica chiara ha fatto registrare evidenti passi in avanti, in termini di elaborazione e volontà politica, a partire dall’assemblea nazionale di febbraio, ed è stata confermata e ulteriormente sviluppata nel forum di venerdì scorso, che ha avuto a oggetto le politiche per il rilancio del Mezzogiorno. Non può sorgere dunque alcun dubbio sul-
la volontà granitica del Pd di considerare una priorità la questione meridionale e quindi calabrese».
L’elenco delle emergenze da affrontare però è infinito: da dove partire?
«Si avverte l’esigenza di un risorgimento della coscienza civica delle popolazioni meridionali. E invero, senza la consapevolezza che queste terre posseggono valori culturali, bellezze ambientali, potenzialità turistiche e nell’agroalimentare, capacità di elaborare innovazione e un vasto serbatoio di energie giovanili da mettere al servizio dello sviluppo, nessuna politica di sostegno, pur necessaria, proveniente dall’esterno può avere successo. Ciò significa sostenere e incoraggiare i compiti insostituibili della Chiesa, delle categorie sociali,
del mondo del lavoro e delle professioni, delle associazioni, del mondo della scuola, della cultura e della università, per partorire, attraverso un rigoroso confronto, un modello di sviluppo elaborato nelle regioni meridionali e adeguato a queste, senza commettere ancora una volta l’errore di pretendere che l’avvenire del Mezzogiorno possa avvenire importando e copiando modelli nati e sviluppatisi in altre realtà. Non v’è
dubbio però che la valorizzazione del Mezzogiorno non può prescindere dall’esigenza di romperne l’isolamento, garantendo la tranquillità delle popolazioni residenti e di chi intende investire nei nostri territori».
Ne consegue?
«Ecco dunque emergere il ruolo dello Stato, che deve liberare i nostri territori dalla presenza asfissiante della criminalità organizzata, sostenuto, in questo, dall’impegno culturale delle agenzie sociali. Lo Stato deve altresì rilanciare il completamento e l’ammodernamento delle reti infrastrutturali (autostrade, strade statali, ferrovie, aeroporti e porti) attraverso ingenti investimenti. A esempio, da più tempo sosteniamo che Gioia Tauro può e deve diventare la porta d’Oriente dell’Europa, ma viene naturale chiedersi come ciò possa avvenire senza
collegare il nostro grande porto con il resto del continente attraverso efficienti reti ferroviarie ed autostradali. Così come va sostenuta l’imprenditoria meridionale e quella nazionale o estera che ha intenzione di investire nel Sud, attraverso sane politiche di incentivi finalizzati alla crescita e alla occupazione, che non debbono più significare contributi a fondo perduto - spesso causa di azioni delittuose - ma viceversa sgravi fiscali e contributivi, onesto accesso al credito e realizzazione delle reti dei servizi necessari».
Come giudica i primi passi del governo Monti rispetto alla Calabria e al Mezzogiorno?
«Allo stato non è possibile dare un compiuto giudizio sull’impegno per il Sud e per la Calabria del governo Monti, poiché dal suo insediamento non sono trascorsi neanche due mesi. È utile rilevare, però, che l’aver affidato a un uomo come Passera un ministero che unisce le competenze per lo sviluppo a quelle per le infrastrutture ci fa ben sperare, in quanto finalmente si è compreso che il rilancio del Mezzogiorno ha
bisogno di infrastrutture moderne, di tipo europeo. Dispiace constatare, però, la disattenzione del governo sul modus operandi di Trenitalia, che non aiuta certo ad avvicinare la Calabria all’Italia e all’Europa, poiché
sta portando avanti una politica di soppressione di importanti treni a lunga percorrenza. Tuttavia sento il dovere di aggiungere che Monti, in un lasso di tempo brevissimo, ha recuperato all’Italia una grande credibilità nel contesto europeo. Ciò dovrebbe consentire al nostro governo di ottenere dall’Ue l’autorizzazione per provvedimenti di sostegno alle imprese, incentrati su sgravi fiscali e contributivi».
E le questioni del lavoro?
«In Calabria le emergenze più laceranti manifestano i primi segnali che rapidamente diventano acuti, prima di dare segnali nel resto del Paese; mi riferisco all’emergenza lavoro, con particolare riguardo ai giovani e
alle donne. Il governo Monti sembra intenzionato a confrontarsi con le parti sociali, con l’augurio che, unitamente alla “ equità protettiva”, si persegua la “efficienza regolativa e organizzativa”, che attivano investimenti e producono crescita e occupazione. In questo contesto andrebbe dato qualche segnale al Mezzogiorno e alla Calabria, prendendo in considerazione anche l’assegno minimo garantito, che in Europa è considerato fondamentale nel sistema di welfare, accompagnato naturalmente dalla formazione e dall’obbligo, per il beneficiario, di non rifiutare le opportunità di lavoro che gli venissero offerte. Il Pd calabrese si sta muovendo perché l’intero partito sia protagonista nel condurre questa battaglia di equità sociale e di civiltà, che faccia partorire un vero e proprio Piano per il lavoro, soprattutto per il Mezzogiorno e la Calabria».
In tutto questo contesto come si sta muovendo la giunta regionale?
«La luna di miele del governo Scopelliti è finita. I tanti nodi vengono al pettine e le risposte sono fievoli e inadeguate; né è pensabile continuare a coltivare il vecchio alibi che in Calabria tutto è negativo e omologabile al binomio inefficienza-malaffare. Viceversa, fatti inequivocabili dimostrano che cose positive si possono fare anche in Calabria, a condizione che si smetta con la politica degli annunci, della propaganda, dell’assistenza e dell’intervento a pioggia e ci si impegni con il duro e diuturno calvario del programmare e del governare. Sanità, trasporti, dissesto idrogeologico sono settori in cui regna la più totale confusione o l’abbandono di qualunque iniziativa. Sull’attuazione del Por Calabria si sono fatte tante belle parole, mentre è tuttora incombente il rischio di non riuscire ad impegnare le ingenti risorse disponibili: e non ci si riferisce solo ai pericoli di non realizzare le metropolitane leggere o l’Apq “Gioia Tauro”, ma al programma nel suo complesso. Peraltro è attuale il rischio che, dopo aver perso i fondi Fas, anche i fondi strutturali europei possano essere utilizzati, non in modo aggiuntivo, ma per sostituire lo Stato nella realizzazione di programmi e opere di sua esclusiva competenza».
Antonio Cantisani
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