Direttore, lei ha perfettamente ragione nell'avere attribuito grande significato morale e politico all'appello dei Vescovi calabresi, che invocano il rinnovamento della classe dirigente attraverso la formazione di “una nuova generazione di giovani impegnati in politica”, ricchi di spirito di servizio per raggiungere il bene comune, avendo come base le Istituzioni Democratiche e gli ideali di libertà.
Ho registrato, altresì, il Suo disappunto per il silenzio della politica, a parte una pregevole nota del collega Mario Maiolo che condivido.
Anch'io sono stato silente; non certo per indifferenza, ma perché, da più tempo, sono pervaso da grande amarezza, poiché può apparire che le parole dei vescovi fanno di tutte le erbe un fascio.
Non certo per stupida civetteria, ma per una migliore comprensione del mio ragionamento, ricordo a me stesso che, nel ricoprire ruoli istituzionali, ho sempre pensato che la formazione di una comunità forte, solidale e democratica, richiedesse, soprattutto in Calabria, l'impegno delle più importanti agenzie sociali: la scuola, la chiesa, la famiglia e le Istituzioni Civili.
In Calabria, ho svolto due compiti istituzionali: per molti anni sindaco ed amministratore della città di Rende e per due anni e sei mesi assessore alla Cultura della Regione Calabria.
Nell'espletamento di queste pubbliche funzioni penso di essere stato coerente con le strategie sopra evidenziate.
Durante la mia sindacatura sono state costruite decine e decine di scuole, ritenendo fondamentale la formazione dei giovani, e sono state restaurate tutte le Chiese Barocche del Centro Storico e progettate e realizzate numerose nuove chiese, la più nota delle quali è quella dedicata a San Carlo Borromeo, inaugurando la quale, per com'è noto, ho subito un grave attentato.
Mi corre l'obbligo di precisare che i nuovi edifici destinati al culto cattolico di cui è ricca la nuova Rende,
che si è sviluppata in soli trent'anni, sono tutti stati costruiti con fondi comunali (tranne la chiesa di Sant'Antonio).
L'aver ritenuto la Chiesa agenzia formativa ed amalgamante ha trovato una mirabile conferma nella costante e numerosissima partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose che si svolgono nelle parrocchie rendesi e nella lodevole attività, delle stesse parrocchie, di solidale vicinanza ai più deboli, affiancando, in questo compito, il Comune, che gestisce un Centro Incontro Anziani, un Centro per minori disagiati ed un Centro di assistenza domiciliare.
Per completezza devo aggiungere che il nuovo Seminario Diocesano, la Casa del Clero e l'Auditorium intitolato a Giovanni Paolo II, sono stati costruiti su aree cedute dal Comune di Rende alla Chiesa al prezzo simbolico di 1 lira.
Del tempo in cui ho ricoperto la carica di Assessore Regionale alla Cultura, mi piace ricordare l'impegno
per ristrutturare ben 6 musei diocesani (Cosenza, Lungro, Reggio Calabria, Locri-Gerace, Santa Severina e Lamezia Terme), con un finanziamento di 3 milioni di euro, nella consapevolezza che anche i beni culturali di proprietà della Chiesa dovessero essere tutelati, conservati e valorizzati dalla Istituzioni Civili.
Questi brevi cenni relativi a fatti concreti riguardanti la Chiesa ( che non possono essere sfuggiti all'attenzione delle gerarchie ecclesiastiche calabresi), ai quali tanti altri se ne potrebbero aggiungere in altri settori che, ovviamente, hanno avuto per protagonisti anche altre persone ed altre Istituzioni, sono dettati dalla convinzione che non è giusto affermare che in Calabria tutto è negativo, impresentabile e mafioso.
Proprio le Autorità morali, che nell'esercizio della loro alta funzione non si esimono mai dal citare esempi, avrebbero il dovere di ricordare, a mio modesto avviso, che positività ci sono anche in Calabria per riferirsi, non certo alle persone, ma alle Istituzioni Civili, Scolastiche, Universitarie, Produttive ed Assistenziali, che in questi decenni si sono sforzate di fare il proprio dovere.
Ovviamente, considerato il negativo contesto calabrese, i piccoli esempi positivi citati per esperienza diretta ed i tantissimi altri verificatisi, non possono che rappresentare una eccezione; è, pertanto, fuor di dubbio che rimane l'importanza di un rigoroso e fermo richiamo morale e politico alle responsabilità delle classi dirigenti.
Mi corre l'obbligo, infine, evidenziare che, a posteriori, è forse troppo facile affermare che “ i governanti
non sono stati capaci di gestire bene il tempo delle vacche grasse per sopperire all'attuale tempo delle
vacche magre”. Sottolineo “a posteriori”, perché sinceramente non ricordo interventi in tal senso della Chiesa a quel tempo, pur avendo il privilegio, la Chiesa, di poter indicare percorsi, per raggiungere il bene comune, senza che alcuno possa presentarLe il conto.
Peraltro, il richiamo all'Antico Testamento ed alla saggezza di Giuseppe, trovo per verità qualche difficoltà ad
adattarlo nella nostra epoca di economia globalizzata.
In conclusione, il senso di questa mia nota è di condivisione della necessità di mettere rapidamente in
campo una nuova classe dirigente.
Poiché coltivo la convinzione che le diverse generazioni, anche se per un breve tratto, devono camminare
insieme tenendosi per mano, per poi proiettare nell'agone politico e sociale nuovi soggetti colti, capaci
e ricchi di senso di responsabilità, penso sia utile che quanti hanno fatto in questi anni, sia pure in piccola
parte, il proprio dovere ricevano una carezza di incoraggiamento, per poter dare con passione il proprio
contributo a questa difficile opera di rinnovamento, ovviamente in un contesto che veda impegnate le più
qualificate Istituzioni Formative.
Ho registrato, altresì, il Suo disappunto per il silenzio della politica, a parte una pregevole nota del collega Mario Maiolo che condivido.
Anch'io sono stato silente; non certo per indifferenza, ma perché, da più tempo, sono pervaso da grande amarezza, poiché può apparire che le parole dei vescovi fanno di tutte le erbe un fascio.
Non certo per stupida civetteria, ma per una migliore comprensione del mio ragionamento, ricordo a me stesso che, nel ricoprire ruoli istituzionali, ho sempre pensato che la formazione di una comunità forte, solidale e democratica, richiedesse, soprattutto in Calabria, l'impegno delle più importanti agenzie sociali: la scuola, la chiesa, la famiglia e le Istituzioni Civili.
In Calabria, ho svolto due compiti istituzionali: per molti anni sindaco ed amministratore della città di Rende e per due anni e sei mesi assessore alla Cultura della Regione Calabria.
Nell'espletamento di queste pubbliche funzioni penso di essere stato coerente con le strategie sopra evidenziate.
Durante la mia sindacatura sono state costruite decine e decine di scuole, ritenendo fondamentale la formazione dei giovani, e sono state restaurate tutte le Chiese Barocche del Centro Storico e progettate e realizzate numerose nuove chiese, la più nota delle quali è quella dedicata a San Carlo Borromeo, inaugurando la quale, per com'è noto, ho subito un grave attentato.
Mi corre l'obbligo di precisare che i nuovi edifici destinati al culto cattolico di cui è ricca la nuova Rende,
che si è sviluppata in soli trent'anni, sono tutti stati costruiti con fondi comunali (tranne la chiesa di Sant'Antonio).
L'aver ritenuto la Chiesa agenzia formativa ed amalgamante ha trovato una mirabile conferma nella costante e numerosissima partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose che si svolgono nelle parrocchie rendesi e nella lodevole attività, delle stesse parrocchie, di solidale vicinanza ai più deboli, affiancando, in questo compito, il Comune, che gestisce un Centro Incontro Anziani, un Centro per minori disagiati ed un Centro di assistenza domiciliare.
Per completezza devo aggiungere che il nuovo Seminario Diocesano, la Casa del Clero e l'Auditorium intitolato a Giovanni Paolo II, sono stati costruiti su aree cedute dal Comune di Rende alla Chiesa al prezzo simbolico di 1 lira.
Del tempo in cui ho ricoperto la carica di Assessore Regionale alla Cultura, mi piace ricordare l'impegno
per ristrutturare ben 6 musei diocesani (Cosenza, Lungro, Reggio Calabria, Locri-Gerace, Santa Severina e Lamezia Terme), con un finanziamento di 3 milioni di euro, nella consapevolezza che anche i beni culturali di proprietà della Chiesa dovessero essere tutelati, conservati e valorizzati dalla Istituzioni Civili.
Questi brevi cenni relativi a fatti concreti riguardanti la Chiesa ( che non possono essere sfuggiti all'attenzione delle gerarchie ecclesiastiche calabresi), ai quali tanti altri se ne potrebbero aggiungere in altri settori che, ovviamente, hanno avuto per protagonisti anche altre persone ed altre Istituzioni, sono dettati dalla convinzione che non è giusto affermare che in Calabria tutto è negativo, impresentabile e mafioso.
Proprio le Autorità morali, che nell'esercizio della loro alta funzione non si esimono mai dal citare esempi, avrebbero il dovere di ricordare, a mio modesto avviso, che positività ci sono anche in Calabria per riferirsi, non certo alle persone, ma alle Istituzioni Civili, Scolastiche, Universitarie, Produttive ed Assistenziali, che in questi decenni si sono sforzate di fare il proprio dovere.
Ovviamente, considerato il negativo contesto calabrese, i piccoli esempi positivi citati per esperienza diretta ed i tantissimi altri verificatisi, non possono che rappresentare una eccezione; è, pertanto, fuor di dubbio che rimane l'importanza di un rigoroso e fermo richiamo morale e politico alle responsabilità delle classi dirigenti.
Mi corre l'obbligo, infine, evidenziare che, a posteriori, è forse troppo facile affermare che “ i governanti
non sono stati capaci di gestire bene il tempo delle vacche grasse per sopperire all'attuale tempo delle
vacche magre”. Sottolineo “a posteriori”, perché sinceramente non ricordo interventi in tal senso della Chiesa a quel tempo, pur avendo il privilegio, la Chiesa, di poter indicare percorsi, per raggiungere il bene comune, senza che alcuno possa presentarLe il conto.
Peraltro, il richiamo all'Antico Testamento ed alla saggezza di Giuseppe, trovo per verità qualche difficoltà ad
adattarlo nella nostra epoca di economia globalizzata.
In conclusione, il senso di questa mia nota è di condivisione della necessità di mettere rapidamente in
campo una nuova classe dirigente.
Poiché coltivo la convinzione che le diverse generazioni, anche se per un breve tratto, devono camminare
insieme tenendosi per mano, per poi proiettare nell'agone politico e sociale nuovi soggetti colti, capaci
e ricchi di senso di responsabilità, penso sia utile che quanti hanno fatto in questi anni, sia pure in piccola
parte, il proprio dovere ricevano una carezza di incoraggiamento, per poter dare con passione il proprio
contributo a questa difficile opera di rinnovamento, ovviamente in un contesto che veda impegnate le più
qualificate Istituzioni Formative.
Sandro Principe
capogruppo Pd
in consiglio regionale
capogruppo Pd
in consiglio regionale
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